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La scommessa vincente della doppia formazione

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L'Analisi|Cultura & Società

La scommessa vincente della doppia formazione

«Pronti alla sfida»: è all’insegna di questo motto che giovedì 10 novembre, presso la Libera Università di Bolzano, si svolgerà la XXIII edizione di Orientagiovani, il tradizionale appuntamento che Confindustria ogni anno riserva all’orientamento degli studenti. E la scelta di Bolzano, per Confindustria, assume un particolare significato. Vogliamo raccontare, infatti, una storia di successo. Un’esperienza nata in Germania, ma che è stato possibile ambientare allo stesso modo anche in Italia, a Bolzano. È una storia a lieto fine – perché garantisce lavoro ai nostri giovani – ed è una storia che ha tanti protagonisti, tra questi un ruolo primario ce l’hanno le nostre imprese. Questa storia parla della formazione duale, ma sarebbe più corretto chiamarla con un altro nome: formazione doppia. Perché con questo modello si fa formazione a scuola e si fa formazione anche in azienda. Imprese e istituti scolastici si assumono entrambi dei compiti formativi. In altre parole: anche l’impresa fa scuola e si va a scuola anche in impresa. In Provincia di Bolzano il percorso di apprendistato nelle scuole professionali dura 3 o 4 anni, a seconda dei mestieri. Sono previste almeno 400 ore l’anno di formazione teorica, per il resto la formazione avviene interamente in azienda. A ragazze e ragazzi che svolgono questo tipo di percorso viene offerto un regolare contratto di lavoro. La retribuzione è a salire: più esperienza hai, maggiore è lo stipendio. I giovani – anche questo fa parte del concetto di formazione doppia che valorizza insieme aula e impresa – vengono pagati sia per il tempo passato in azienda sia per quello trascorso a scuola. In Alto Adige questo modello funziona grazie alla collaborazione tra imprese e scuole e al convinto appoggio delle altre parti sociali e della politica. È un aspetto culturale: l’apprendista non rappresenta un collaboratore a basso costo, ma un investimento per il futuro. Già prima della legge Fornero, al termine del proprio periodo di apprendistato la stragrande maggioranza dei giovani veniva assunta con contratto a tempo indeterminato. Questo impegno nei confronti dei giovani ci viene riconosciuto dai sindacati: la validità del nostro modello è infatti certificata anche da specifici accordi territoriali che abbiamo sottoscritto assieme a tutte le rappresentanze sindacali, sia per l’apprendistato di primo livello sia per l’apprendistato di terzo livello. Perché uno dei grandi vantaggi di questo tipo di formazione è che funziona in tutti gli ambiti, dalle scuole professionali all’università. A patto, però, che ci crediamo tutti: imprese, scuole, politica, sindacati e naturalmente i giovani con le loro famiglie.

Alle imprese è richiesto un maggior impegno di tempo, perché il percorso formativo del giovane va seguito adeguatamente e all’imprenditore vengono richiesti requisiti professionali e formativi ben definiti. Viene inoltre chiesto un sacrificio aggiuntivo in termini di costo del lavoro, perché il giovane non viene retribuito solo per il periodo passato in azienda, ma anche per quello in aula. In compenso, le imprese possono ricorrere a un contratto di lavoro più flessibile, meno oneroso in termini di contributi e possono scegliere fin da subito i migliori talenti da inserire poi al proprio interno. E il vantaggio è anche in termini di risorse pubbliche, perché durante il periodo che i giovani trascorrono nelle nostre imprese, le risorse della scuola possono essere utilizzate per ulteriori cicli formativi. L’aspetto straordinario di questa storia è che si può ambientare in molti luoghi diversi e il successo è comunque garantito. In Alto Adige il tasso di disoccupazione è del 3,2% e il 40% dei giovani di età compresa tra 15 e 24 anni è già inserito nel mondo del lavoro, un dato doppio rispetto a quello nazionale. Con Orientagiovani vorremmo iniziare ad ambientare questa storia anche nel resto d’Italia. Grazie al sistema Confindustria e alla condivisione di questo modello di eccellenza è stato possibile partire già con tante sperimentazioni su tutto il territorio nazionale. Ora la sfida è quella di estendere il modello a tutte le regioni, in particolare a quelle meridionali dove la disoccupazione giovanile è più alta. È una scommessa che vogliamo e che dobbiamo vincere!

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