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Nei film industriali il racconto dell’Italia

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L'Analisi|Cultura & Società

Nei film industriali il racconto dell’Italia

È un autentico gioiello, unico nel suo genere non solo in Italia, il patrimonio di circa duemila filmati che costituiscono l’Archivio del cinema industriale e della comunicazione d’impresa, e che Confindustria ha conferito nel 1997 all’Università “Carlo Cattaneo” di Castellanza affinché provvedesse alla sua digitalizzazione e valorizzazione. Da allora ogni anno, in occasione della Settimana della cultura d’impresa (che quest’anno parte oggi e fino al 24 novembre sarà animata da mostre, incontri, conferenze su tutto il territorio nazionale: il programma completo su www.confindustria.it), si svolgono una serie di incontri con gli studenti e il pubblico in cui vengono proiettati e illustrati documentari su determinate attività produttive nel contesto storico dell’evoluzione economica del nostro Paese. Il 16 il tema in agenda riguarda “l’ambiente, le risorse e i servizi urbani” in Lombardia nel XX secolo, con la proiezione di alcuni documentari dell’Azienda elettrica municipale di Milano degli anni tra il 1930 e il 1950.

Quale sia stata l’importanza assunta da questo genere di pellicole cinematografiche, lo attesta il fatto che in Italia vennero già realizzati tra il decollo industriale e la Grande guerra parecchi filmati. Che successivamente si moltiplicarono, prodotti dall’Istituto Luce e dalla Cines, relativi a particolari aspetti e vicende di varie imprese industriali, per fini divulgativi e commerciali, alcuni dei quali figurano oggi, con le loro immagini d’epoca, tra le fonti documentarie dell’analisi storiografica. La “stagione d’oro” in Italia del cinema industriale, destinato a un pubblico indifferenziato, coincise con gli anni della ricostruzione post-bellica e del “miracolo economico”. Fu, segnatamente, il cortometraggio Sette canne, un vestito, prodotto nel 1949 e affidato dal patron della Snia Viscosa, Franco Marinotti, a un giovane regista come Michelangelo Antonioni, a inaugurare questa fase ricca di filmati industriali, all’insegna di una “politica d’immagine”, che si sarebbe prolungata per un ventennio. E se dai primi anni 50 in poi furono importanti Gruppi (come Fiat, Montecatini, Edison, Olivetti, Breda, Italsider, Carlo Erba, Lepetit, Piaggio, Eni, Enel e altri ancora) a promuoverne la realizzazione, a firmarli furono nel contempo alcuni registi affermatisi in campo cinematografico: da Ermanno Olmi a Dino Risi, da Alessandro Blasetti a Luciano Emmer, da Bertolucci a Michalkov).

A partire dal 1959 Confindustria organizzò la “Rassegna nazionale del film industriale”, che si svolgeva con cadenza annuale in diverse città italiane e si proponeva di scegliere, tra i film in concorso, quelli da inviare, in rappresentanza italiana, al Festival internazionale del cinema industriale patrocinato dal Consiglio delle Federazioni industriali d’Europa. Dalla metà degli anni 60, alcuni geniali “cartoonist” italiani (Bozzetto, i Pagot, Manara e altri) siglarono diversi film d’animazione che, in quanto accoppiati a film di fiction, approdavano nelle sale cinematografiche. Inoltre alcuni “tecnofilm”, proiettati in vari centri rurali, pubblicizzavano prodotti chimici destinati all’agricoltura divulgandone il corretto impiego; mentre altri, a uso del personale medico e infermieristico, illustravano le possibili applicazioni di prodotti farmaceutici. Dopo gli anni 70 il prodotto televisivo spodestò via via quello cinematografico. Ma non cessò del tutto la realizzazione di filmati industriali commissionati, col patrocinio di Confindustria, da imprese appartenenti a vari settori.

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