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Se Trump «fa ricandidare» la Merkel

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L'Analisi|Scenari

Se Trump «fa ricandidare» la Merkel

In chiusura della sua conferenza stampa prima di partire per il viaggio in Europa, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha definito il cancelliere tedesco Angela Merkel «il più mio più stretto partner internazionale di questi otto anni». In campagna elettorale, il presidente eletto, Donald Trump, ha bollato la politica della signora Merkel sull’immigrazione come «folle» e nell’entourage del prossimo capo dello Stato americano il cancelliere è uno degli interlocutori più malvisti.

Non vuol dire naturalmente che Obama e Merkel siano stati sempre sulla stessa linea: per esempio, anche la scelta del presidente americano di prendere spunto dalla visita in corso in Grecia per spingere nuovamente sull’alleggerimento del debito di Atene non trova d’accordo Berlino. Così come, in materia di politica economica, l’insistenza americana sulla crescita e sullo stimolo fiscale (un argomento, quest’ultimo, che sarà amplificato a dismisura dai piani di Trump) ha trovato la Germania totalmente sorda.

Ma se la transizione fra i due presidenti americani non sarà facile per nessuno dei leader europei (di Francia, Gran Bretagna, Italia e Spagna) convocati venerdì a Berlino per l’ultimo incontro ufficiale con Obama, per Angela Merkel, per il peso della Germania e per il ruolo, più o meno riluttante, di guida assunto in Europa, rischia di essere particolarmente spinosa.

Non a caso è venuto dal cancelliere l’unico messaggio che è andato al di là delle parole di circostanza, più ricco di significati, e anche espressione di un disagio profondo, inviato a Trump dopo la sua vittoria. La signora Merkel ha promesso stretta collaborazione ma solo sulla base di valori insindacabili, che «Germania e Stati Uniti condividono», spesso calpestati invece dalle parole del prossimo presidente americano in campagna elettorale.

Paradossalmente, è anche il successo di Trump a rendere oggi molto più probabile la ricandidatura, tuttora non annunciata, di Angela Merkel alla ricerca di un quarto mandato alle elezioni dell’autunno 2017. Perché il cancelliere sente che anche dall’altra sponda dell’Oceano potrebbe venire una minaccia a quei valori che in Germania sono messi in discussione da Alternative fuer Deutschland, il movimento anti-immigrati in ascesa alla destra dei suoi democristiani. E che, se non ha chances di raggiungere il potere, ha però già influenzato il dibattito politico fra i conservatori ed è stato il primo a inneggiare a Trump.

Molte differenze dividono la signora Merkel da “The Donald”, oltre a quelle, ovvie, caratteriali. La principale riguarda il rapporto con la Russia. Se in passato il cancelliere è stato il canale principale dell’Occidente per tenere aperta qualche forma di dialogo con il presidente russo Vladimir Putin, oggi Trump gode di una linea diretta, ma soprattutto la sua posizione mette a repentaglio, per Berlino, quella linea delle sanzioni che è stata tenuta assieme, in Europa, soprattutto dal capo del Governo tedesco. E che ora non avrà più la spalla di Obama.

I riferimenti di Trump a un neo-isolazionismo, alla necessità che i partner della Nato paghino la propria parte delle spese di difesa, sono un’altra questione delicata, per la storia della Germania, che non potrà assumere sul fronte militare il ruolo che ha svolto in Europa sul piano economico, ma che dovrà, come ha già anticipato il ministro della Difesa, Ursula von der Leyen, accentuare i suoi sforzi, seppure nell’ambito di una problematica integrazione europea della difesa.

Infine, ancora ieri, il cancelliere Merkel ha lanciato, davanti a una platea di industriali, un avvertimento contro il protezionismo ventilato da Trump, consapevole che il successo dell’economia tedesca, e non solo, dipende da mercati aperti.

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