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Science for Peace: «I migranti vanno accolti e integrati»

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Science for Peace: «I migranti vanno accolti e integrati»

«Affrontare le cause alla base dei flussi migratori, creare canali sicuri di accesso all’Europa, accogliere i migranti e gestire le procedure di asilo, integrarli nelle nostre società». È l’appello finale che arriva dall’ottava conferenza mondiale di Science for Peace, l’iniziativa di mobilitazione organizzata dalla Fondazione Umberto Veronesi in collaborazione con l’Università Bocconi che si è tenuta ieri nell’aula magna dell’ateneo milanese e che quest’anno ha acceso i riflettori sul tema più che mai attuale delle migrazioni e del futuro dell’Europa.

Guest star dell’evento che si è aperto con un omaggio alla memoria di Umberto Veronesi – l’oncologo, padre dell’iniziativa, scomparso lo scorso 8 novembre – è stata Emma Bonino. «Il superamento della Legge Bossi-Fini è la cosa più urgente che dobbiamo fare per garantire una gestione più ordinata di un fenomeno destinato a durare a lungo», ha detto l’ex Commissario europeo e ministro degli Affari esteri e delle Politiche europee. L’esponente del Partito Radicale ha sottolineato la necessità di colmare «il divario di percezione» che caratterizza il fenomeno dell’immigrazione vissuta da una parte dell’opinione pubblica «come un’invasione» mentre i dati reali dicono che il numero di immigrati è pari a circa l’8% della popolazione. «Aiutarli a casa loro non è così semplice e prenderà tanto tempo», ha detto ancora la “pasionaria” radicale sottolineando il fatto che «l’Italia è in declino demografico e a poche centinaia di chilometri da noi c’è l’esplosione delle nascite». Ecco allora la necessità di organizzare il fenomeno dell’immigrazione «in maniera più umana». In questo senso «il metodo scientifico che abbiamo ereditato da scienziati come Umberto Veronesi ci può aiutare a resistere a chi fa leva sulle paure delle persone e offre ricette placebo che non funzioneranno mai».

Il primo dei quattro panel previsti dalla Conferenza si è concentrato sulle cause politiche, economiche e ambientali dei fenomeni migratori. «Cause molteplici e interconnesse» secondo Elisabetta Belloni (segretario generale del ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale) e soprattutto «in continua evoluzione». Letizia Mencarini (professore di demografia all’Università Bocconi) ha sottolinea come le migrazioni siano «le strategie più antiche di contrasto alla povertà» , mentre Ferruccio Pastore, direttore del Fieri (Forum internazionale ed europeo di ricerche sull’immigrazione) ha affermato che «l’Europa continua a lavorare molto sulle conseguenze e molto poco sulle cause del fenomeno» e che, dunque, il suo fallimento «oltre che politico è anche scientifico».

Su questo tasto ha insistito anche Alberto Martinelli, presidente dell’International Social Science Council: «Solo una conoscenza scientifica ci consente di affrontare il fenomeno nel migliore dei modi, permettendoci di sconfiggere l’internazionale del populismo, dell’ignoranza e delle scorciatoie semplicistiche» che minacciano l’Europa. Un’Europa che per l’europarlamentare Elly Schlein (fra i protagonisti del secondo Panel dedicato, appunto, all’Europa) «manca della volontà politica di suddividere in modo equo gli sforzi dell’accoglienza dei migranti» e che ora secondo Massimo Livi Bacci (docente di demografia all’Università di Firenze) ha un problema in più: l’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti. Un’elezione che «renderà più difficile l’accoglienza» e «peggiorerà la situazione di un’Unione già in difficoltà per colpa della Brexit».

Sulla necessità di perfezionare il sistema di accoglienza si è soffermato il primo dei due panel pomeridiani dove Carlotta Sami (portavoce Unhcr per l’Europa del sud) ha insistito sulla necessità di «lavorare da subito su integrazione e inclusione» e Fosca Nomis (Save The Children) ha parlato della drammatica realtà dei 20mila minori non accompagnati (6mila dei quali irreperibili) «privi di reti di protezione e punti di riferimento».

Il panel si è avvalso della testimonianza di Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa, secondo la quale «il modello su cui puntare è quello diffuso che prevede una rapida redistribuzione dei migranti sul territorio nazionale».

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