Commenti

Dei diritti e dei doveri della buona informazione

  • Abbonati
  • Accedi
Cultura & Società

Dei diritti e dei doveri della buona informazione

«Sulla permanenza in rete di informazioni che ci riguardano si gioca la nostra autodeterminazione informatica». Lo scrive Ruben Razzante nel suo Manuale di diritto dell'informazione e della Comunicazione ( edito da Cedam, Gruppo Wolters Kluwer, e giunto quest’anno alla settima edizione) precisando che il diritto all’oblio «non vale naturalmente per qualsiasi informazione ci riguardi ma - come chiarito anche dalla storica sentenza del 13 maggio 2014 emessa dalla Corte di Giustizia dell'Unione europea (n.C-131/12) – solo per i contenuti inadeguati, irrilevanti o non più rilevanti, o eccessivi in relazione agli scopi per cui sono stati pubblicati». Insomma, dice Razzante, «il diritto all’obblio non vuol dire diritto al colpo di spugna, a costruirsi una propria identità digitale sulla base delle proprie convenienze, ma significa diritto a una corretta contestualizzazione delle notizie che ci riguardano, affinché dalla consultazione del web possa emergere di noi un ritratto veritiero e conforme alla realtà».

Il diritto all’oblio, che il professore della Cattolica definisce «nuova frontiera della tutela dei diritti in rete>, non è l’unico tema del manuale ad essere stato oggetto di aggiornamento. Parti integralmente nuove sono il Testo Unico della deontologia (in vigore dal 3 febbraio scorso) che risistema e attualizza i principi deontologici contenuti nelle Carte che l’Ordine nazionale dei giornalisti ha prodotto negli ultimi 25 anni; il Regolamento europeo sulla privacy (approvato a maggio); il Freedom Of Informaction Act (varato nei mesi scorsi anche in Italia); la Dichiarazione dei diritti in Internet (luglio 2015); la legge di riforma della Rai (dicembre 2015); l’Internet of things e la società iperconnessa; le nuove norme in materia di cookie. Tanta roba, insomma.

Del resto l’avvento della Rete ha rivoluzionato e continua a rivoluzionare anno dopo anno un mondo, quello dell’informazione e della comunicazione, che sta vivendo una vera e propria metamorfosi dagli esiti solo in parte prevedibili. E che, dunque, va costantemente aggiornato. Una cosa per nulla semplice, come riconosce nella prefazione Antonio Campo Dall’Orto: «Nel contesto mediatico attuale – scrive il direttore generale della Rai - anche solo l’ambizione di fermare il flusso di cambiamenti ed evoluzioni repentine per fotografarle in un istante sembrerebbe fuori dalla portata di un singolo individuo. Ancor più difficile appare mettere mano a un saggio, un manuale che riesca al tempo stesso ad essere esaustivo ed aggiornato». Una difficoltà che non scoraggia un autore che – come aveva già sottolineato Lorenzo del Boca nella prefazione alla terza edizione – ha anche il dono di saper operare «una raffinata sintesi di rigore scientifico, freschezza di contenuti e linguaggio divulgativo».

Un percorso in dieci capitoli: dal diritto di informare al cloud computing

Il libro, diviso in dieci capitoli, parte dal diritto costituzionale di informare, informarsi ed essere informati e si snoda lungo un percorso che inizia dalla deontologia e dalla tutela delle fonti giornalistiche e delle persone con il tema – molto discusso – delle intercettazioni e della loro divulgazione. «Il bilanciamento tra privacy e diritto all’informazione – scrive l’autore – deve compiersi sul terreno dell’essenzialità, che significa pubblicare solo particolari di interesse pubblico in grado di soddisfare il diritto dei cittadini ad essere informati». Il volume si sofferma poi sull’esercizio del diritto di cronaca e sul reato di diffamazione che non di rado tende ad “intimorirlo” o comunque a depotenziarlo.

Ampio spazio è concesso all’emittenza radiotelevisiva - caratterizzata dal profondo ripensamento del servizio pubblico e dalla riforma della governance della Rai che punta, almeno nelle intenzioni, a sganciarla dai condizionamenti politici conferendole un’impronta manageriale - in un capitolo che si chiude non a caso sul tema della Par condicio pensato – come scrive l’autore – «per realizzare una democrazia dell’informazione intesa come parità di accesso ai mezzi di informazione» ma «in verità assai trascurata dal legislatore».

Nei capitoli immediatamente successivi viene affrontato l’argomento - cruciale - della Rete dove il problema dei diritti sta lentamente progredendo, ma il rispetto pieno delle regole è ancora un traguardo da raggiungere, come appare evidente in tema di tutela di quel diritto d’autore sistematicamente ignorato nel corso degli anni da piattaforme come Google e You Tube. «I post su facebook e i tweet sono considerati fonti informative a tutti gli effetti – ammonisce Razzante - ma bisogna verificarne l’attendibilità. I cronisti sui propri profili social non possono scrivere quello che vogliono, ma devono rispettare le regole deontologiche della professione».

Nel terzultimo capitolo il libro affronta il tema degli organismi di controllo, Enti o organi pubblici «creati al fine di garantire un’esigenza di autonomia ed imparzialità…in settori economici e sociali nevralgici» che potrebbero forse fare di più cominciando, ad esempio, ad intervenire con tempestività sul “giustizialismo mediatico” che secondo Razzante «si nutre di varie tipologie, ad esempio dell’abuso della pubblicazione delle intercettazioni». Decisamente interessante anche il capitolo che si sofferma sulla comunicazione negli enti pubblici, le cui frontiere sono ora rappresentate da semplificazione, customer satisfaction, rendicontazione e digitalizzazione. Il volume si chiude con un capitolo che esamina gli sviluppi dell’innovazione come il cloud computing, una tecnologia dalle potenzialità enormi, che presenta però criticità anche in materia di privacy.

Il manuale di Ruben Razzante - professore di diritto dell’informazione alla Cattolica di Milano e in altre università, nonché giornalista professionista e docente ai corsi promossi dall’Ordine dei giornalisti - è un prezioso sussidio didattico-scientifico che consente a una gran varietà di soggetti di muoversi in modo agevole nella complessità dei problemi posti dal mondo dell'informazione e della comunicazione, individuando con estrema semplicità le situazioni giuridicamente rilevanti, i punti di vista dottrinali, l’evoluzione giurisprudenziale sulle questioni più controverse.

L’autore ha, infatti, la capacità di esporre concetti complessi con un linguaggio giuridico appropriato e dimostra di sapersi muovere in perfetto equilibrio nell’esplorazione del delicato rapporto tra diversi diritti costituzionalmente garantiti.

Un pregio ulteriore di questo Manuale – ormai un must non solo per gli addetti ai lavori - è il suo aggiornamento costante. Un work in progress destinato a proseguire per continuare a monitorare questo mondo in continua trasformazione e sempre in bilico fra diritti da difendere e doveri da rispettare.

Ruben Razzante
Manuale di diritto dell’informazione e della Comunicazione
Cedam (Gruppo Wolters Kluwer)
Anno 2016
Pagg. 652, euro 40

© Riproduzione riservata