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Passi avanti sulla semplificazione

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Editoriali

Passi avanti sulla semplificazione

Con l’approvazione di altri cinque decreti attuativi della legge Madia (siamo così a 16 su 20 previsti) si compie un altro passo avanti nella ultradecennale battaglia per semplificare i rapporti fra la Pa e i cittadini/imprese.

Non mancano contraddizioni, ma su dirigenza Pa e trasporto locale il governo ha ancora una volta approvato riforme che segnano un passo avanti. Piccoli passi avanti e consolidamento delle conquiste degli anni passati anche per le semplificazioni edilizie.

Per dare un giudizio definitivo sulla dirigenza Pa, in realtà, bisognerà capire come finirà la guerra, che dura da agosto, della salvaguardia per i dirigenti oggi in servizio. Il blitz agostano con cui Matteo Renzi e l'ala più liberal del governo tentarono di tagliare drasticamente le tutele degli attuali dirigenti di fascia alta, suscitando una reazione furiosa praticamente in tutti i vertici delle amministrazioni romane, era stato stoppato dai pareri del Consiglio di Stato e delle commissioni parlamentari.

Il testo di ingresso in Consiglio dei ministri di questa ultima versione eccedeva dalla parte opposta, con una tutela che avrebbe di fatto restaurato il posto fisso che si voleva eliminare per quelli che il posto ce lo hanno già. Il Consiglio dei ministri - in cui per altro mancava lo stesso Renzi - ha ribaltato questa impostazione e ha votato lo stralcio della clausola di salvaguardia (articolo 6, comma 5). L'impressione è che la parola fine a questa vicenda debba essere ancora scritta ma la votazione di ieri in Cdm mette un paletto importante ed è possibile che alla fine si opti per una salvaguardia più leggera, ma il tratto riformista dovrà essere comunque accentuato.

Ancora più rilevante per i cittadini la riforma del trasporto pubblico locale che porta al traguardo il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio. È una riforma attesa da venti anni ma che intacca meccanismi varati 35 anni fa, come quello della spesa storica, ancora oggi attivissimi nel distorcere la distribuzione di fondi alle regioni. Si passa, sia pure con una certa gradualità, ai costi standard che garantiscono un legame più efficiente fra finanziamenti statali e servizi/investimenti realizzati. Si premia chi si muove e ammoderna servizi e bus e non solo chi sta fermo. Anche sul versante della concorrenza, le contraddizioni non mancano ma la direzione è quella giusta.

Esiti referendari e sentenze della Consulta hanno impedito di mettere seri paletti e divieti all'in house che qualcuno continua a vedere come la soluzione ai problemi italiani ma è invece il meccanismo che ha distrutto negli ultimi 13 anni il sistema italiano dei servizi pubblici. Ma il decreto Delrio prevede tuttavia un interessante meccanismo di incentivazione finanziaria per le Regioni in cui i servizi locali vengono messi a gara. Due passi avanti e uno indietro, è la storia italiana. Ma quando il passo avanti è lungo e ha dietro una forte volontà politica i risultati li ottiene. Magari con un set di provvedimenti che, per esempio, prevedono anche il rilancio degli investimenti in autobus e treni. Non bastano le leggi, è noto. Ma qui ci sono tutti i presupposti per trasformare questo puzzle di norme in una riforma storica. A governatori e sindaci la volontà di dare finalmente una risposta alle nostre città assediate dal traffico e dallo smog.

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