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Trump nomina Pruitt a capo dell’Epa

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LA SQUADRA DEL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI

Trump nomina Pruitt a capo dell’Epa

L’effetto serra non è un problema per la salute del mondo e delle sue popolazioni. Semmai è l’agenzia per la protezione ambientale americana che deve essere portata in tribunale per smontare regolamentazioni ecologiche dannose al business. Il résumé di Scott Pruitt non potrebbe parlare più chiaro: il prescelto dal presidente americano eletto Donald Trump per guidare la Epa, e dunque le politiche ambientali, è un acerrimo nemico dell’agenzia. «Gli scienziati continuano a non essere concordi su livello e ampiezza del riscaldamento dell’atmosfera e sulle connessioni con l’attività umana», ha affermato di recente ignorando il vasto consenso scientifico che invece esiste sul global warming. Né le sue sono solo parole: Pruitt, procuratore generale dell’Oklahoma, ha orchestrato un’offensiva legale di 28 Stati negli anni scorsi per legare le mani alle autorità e all’amministrazione di Barack Obama. Ancora: Pruitt è più che idealmente vicino ai re dell’energia fossile, eletto in uno Stato che è tra i principali produttori.

Con la nomina di Pruitt, Trump ha arruolato un nuovo, vocale paladino della deregulation. Poche ore dopo aver incontrato l’ambientalista Al Gore, il futuro presidente gli ha inflitto uno schiaffo, indicando che intende procedere alla «cancellazione dell’accordo di Parigi» sul clima come promesso in campagna elettorale. La scelta fa seguito alla nomina di Tom Price alla Sanità, un avversario di Obamacare e di espansioni dell’assistenza, di Ben Carson allo sviluppo urbano, nemico di politiche sociali e piani per allentare le strette sull’alta finanza, mentre al Lavoro è in arrivo Andrew Puzder, ad di catene di fast food avverso ad aumenti del salario minimo e celebre per inserzioni che affiancano hamburger e ragazze seminude («Mi piacciono donne bellissime in bikini che mangiano burgers, è molto americano»).

Ma se per Obamacare o per Wall Street esistono leggi, quindi possono essere necessari compromessi, sul fronte ambientale Trump e Pruitt avranno il coltello dalla parte del manico. Buona parte delle iniziative recenti sono frutto di ordini e provvedimenti presidenziali o amministrativi, cancellabili con un colpo di spugna. È il caso dello storico piano di Obama per ridurre le emissioni nocive delle centrali elettriche, il Clean power Plan che prescrive tagli del 32% in 25 anni, già al centro di battaglie in corte che l’hanno sospeso. Simili contenziosi sono aperti su un’estensione della giurisdizione federale sui bacini acquiferi. Le nomine di esponenti della deregulation non è l’unica preoccupazione nella composizione del governo di Trump: desta timori la scelta di numerosi ex generali noti per le maniere brusche, da John Kelly alla Homeland security (che gestirà le frontiere, quindi gli immigrati) a James Mattis alla Difesa. Tradizionalmente i ministeri della sicurezza sono affidati al controllo di civili per mantenere un equilibrio nell’elaborazione di politiche e strategie.

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