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Papa Francesco: «Accogliere i migranti è doveroso»

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L'Analisi|Italia

Papa Francesco: «Accogliere i migranti è doveroso»

Sono loro in prima linea, nella gestione delle città, a contatto diretto con le comunità. E sono loro che per primi devono affrontare l’emergenza dei rifugiati. In un momento storico in cui i governi in Europa sono in scadenza o in crisi, sono i sindaci chiamati a rappresentare più di altri una continuità nel rapporto tra popoli e istituzioni. Sono 80 i primi cittadini europei affluiti ieri a Roma per il summit «Europa: i rifugiati sono nostri fratelli», organizzato in Vaticano alla Pontificia Accademia delle Scienze e promosso nei mesi scorsi dalle sindache di Madrid, Barcellona e Parigi, Manuela Carmena, Ada Colau e Anne Hidalgo. Le grandi città continentali tutte presenti – per l’Italia Roma con Virginia Raggi e Milano con Giuseppe Sala – ma sono soprattutto i luoghi-simbolo delle migrazioni a lasciare una traccia, a partire da Lampedusa (presente la sindaca Giusi Nicolini) e Lesbo, le due isole-simbolo del Mediterraneo visitate dal Papa per mostrare la sua vicinanza ai migranti, ma anche quelli di città di partenza e transito come Tripoli e Ventimiglia. Oggi l’incontro con Francesco, che su questo dramma si spende quotidianamente, e lo ha fatto anche ieri, giorno in cui è stato collocato a San Pietro il presepe, che richiama «la triste e tragica realtà dei migranti sui barconi diretti verso l’Italia. Nell’esperienza dolorosa di questi fratelli e sorelle, rivediamo quella del bambino Gesù, che al momento della nascita non trovò alloggio e venne alla luce nella grotta di Betlemme; e poi fu portato in Egitto per sfuggire alla minaccia di Erode». Quindi per Francesco si tratta di «un messaggio di fraternità, di condivisione, di accoglienza e di solidarietà. Anche i presepi allestiti nelle chiese, nelle case e in tanti luoghi pubblici sono un invito a far posto nella nostra vita e nella società a Dio, nascosto nel volto di tante persone che sono in condizioni di disagio, di povertà e di tribolazione».

L’incontro - analogo a un altro che ha radunato sindaci di tutto il mondo sul tema dello sviluppo sostenibile, ospitato in Vaticano a luglio del 2015 - è ospitato, anche questa volta, nella sede della Pontificia Accademia, la storica Casina Pio IV immersa nei giardini vaticani, ormai sempre più luogo di iniziative vaticane a tutto campo. Nel documento programmatico del summit si afferma che Papa Francesco, nella sua Enciclica Laudato si’, ha chiamato il mondo a una maggiore conversione del cuore verso «i fratelli e le sorelle più fragili», sostenendo che dobbiamo fare di più per prevenire le crisi umanitarie prima che esse abbiano luogo. «Quando queste però avvengono, dobbiamo essere certi che la nostra risposta sia proporzionata ad affrontarne l’enormità, e adeguata all’urgenza che tali sfide comportano. Infatti, non ha senso fornire tende e acqua potabile quando tutti sono già deceduti per il freddo o la disidratazione». E chiede specificamente di dare priorità a quelle soluzioni che possano portare a risultati tangibili a favore degli emarginati e degli esclusi, che più hanno bisogno del nostro aiuto. Quindi – si afferma - il summit è stato convocato per attirare l’attenzione internazionale sulla minaccia alla stabilità mondiale rappresentata dal crescente numero di rifugiati sul nostro pianeta, un numero che al momento supera i 125 milioni. Tra le cause che hanno indotto tali persone – bisognose di assistenza umanitaria urgente – a lasciare la propria terra «ci sono la guerra, la carestia e i disastri naturali, che, negli ultimi anni, sono aumentati sia di numero che di pericolosità (e che spesso sono causati dalle attività umane basate sull’utilizzo di combustibili fossili)». È in questo contesto che emergono anche prese di posizione politiche molto nette, come quella della sindaca di Barcellona Colau, secondo cui quanto affermato sui rifugiati da Marine Le Pen, candidata del Front national alle presidenziali francesi è «inaccettabile. Ieri – ha detto - sentivamo le parole di Le Pen che diceva cose inaccettabili dal punto di vista democratico, al di là delle idee politiche. È una minaccia alla democrazia e all’idea dell’Europa dire che non darà educazione e sanità ai figli dei migranti, è inaccettabile e bisogna dirlo e bisogna schierarsi».

Cosa fare, quindi? Una serie di proposte-quadro sono state presentate, che certamente rappresentano un obiettivo alto e a lungo termine, dalle quali tuttavia i governi non possono discostarsi. In primo luogo serve fermare all’origine l’ondata di rifugiati, mettendo immediatamente fine alla guerra in Siria. Inoltre - si dice chiaramente - non bisogna sanzionare la Gran Bretagna per la sua uscita dall’Unione Europea, caratterizzata dalla preoccupazione su come vivere l’unità a fronte dell’arrivo massivo di rifugiati e della mancanza di lavoro. Ciò significa pensare a una forma di unione più creativa e feconda, finanche a una «sana disunione». In terzo luogo devono essere creati dei corridoi umanitari sicuri e certi, riconosciuti a livello internazionale non solo dai Paesi membri della Ue. Poi si propone di offrire l’amnistia o altri tipi di soluzioni per le vittime della schiavitù moderna e la tratta di esseri umani che vengono sottoposti a forme di lavoro forzato, prostituzione e traffico di organi. Infine si sollecita di «ripristinare un senso di giustizia e di eque opportunità nelle disilluse classi lavoratrici, nei giovani disoccupati e in tutti coloro la cui condizione economica è stata indebolita dalle crisi finanziarie e dall’esternalizzazione e precarizzazione del lavoro» e di «concentrare le risorse, compresi eventuali aiuti aggiuntivi, nel promuovere lo sviluppo economico dei paesi a basso reddito, piuttosto che nella guerra».

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