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Aleppo, salta l'evacuazione dei civili

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Inchieste

Ma i numerosi pullman verdi, della ditta cinese King Long, hanno atteso per ore a ridosso dei quartieri orientali ancora in mano ai ribelli, per poi tornare vuoti così come erano arrivati.
La tregua concordata da Russia e Turchia, annunciata martedì, e che doveva sancire la fine della lunga battaglia di Aleppo, è solo sospesa oppure è già fallita?

In un primo tempo era corsa voce che sarebbe stato il Governo siriano, che peraltro non ha rilasciato commenti ufficiali, ad aver chiesto la contestuale evacuazione dei suoi soldati e dei civili feriti in quelle città della Siria ancora circondate dai ribelli. Resta il fatto che quello che doveva essere un accordo di 24 ore, in teoria capace di mettere la parola fine alla battaglia di Aleppo, ma soprattutto di permettere di soccorrere 50mila civili che versano in condizioni disperate, potrebbe non aver funzionato. Se la notte la città era silenziosa, già da ieri mattina l'esercito siriano ha ripreso a bombardare gli ultimi quattro quartieri orientali di Aleppo ancora controllati dai ribelli.

Ognuno naturalmente ha offerto la sua versione. E secondo fonti militari russe, citate dall'agenzia Tass, sarebbero stati i ribelli, e non le forze fedeli al regime di Damasco, a violare il cessate il fuoco ad Aleppo, ostacolando le operazioni di evacuazione dai quartieri orientali su cui era stato raggiunto l'accordo. «Quando i veicoli sono arrivati nel luogo di imbarco concordato, i militanti hanno aperto il fuoco», hanno affermato le fonti russe, spiegando che l'attacco ha indotto il regime a reagire. Altre fonti addossano la responsabilità alle milizie iraniane (alleate del regime) . «L'Iran - sostiene “Orient TV” , canale vicino all'opposizione siriana- è intervenuto intenzionalmente per bloccare l'accordo di cessate il fuoco ed evacuazione di Aleppo, facendo sì che i suoi terroristi bloccassero l'uscita dei civili e dei combattenti dell'opposizione». Teheran, sempre secondo “Orient TV” che cita fonti sul terreno, starebbe cercando di introdurre nuove condizioni nell'accordo su Aleppo, come l'evacuazione dei villaggi sciiti di Kafraya e al-Fou'a nella provincia di Idlib. In particolare, le forze legate all'Iran avrebbero colpito con la loro artiglieria i quartieri al-Ansari, al-Mashhad, al-Sukkari, al-Zibdiye e al-Iza'a, facendo vittime tra i civili.

Al di là delle differenti versioni, la maggiore preoccupazione resta la sorte dei 50mila civili rimasti intrappolati in un'area ormai ridotta ad un cumulo di macerie di appena 2,5 km quadrati. Infreddoliti, senza elettricità, cibo e acqua potabile, sarebbero tenuti in ostaggio come scudi umani dai miliziani del gruppo filo qaedista Fateh al-Sham, conosciuto prima come fronte Jabath al-Nusra. I drammatici appelli lanciati via tweet dalla popolazione, anche da bambini, stanno facendo il giro del mondo. Già martedì erano circolate denunce di esecuzioni sommarie contro i civili da parte delle forze del regime e delle milizie che le appoggiano. Senza esitazioni le Nazioni Unite hannosubito parlato di «crimini contro l'umanità»: già prima di ieri 83 persone sarebbero state uccise a sangue freddo dalle forze lealiste, tra cui 11 donne e 13 bambini. «Siamo estremamente preoccupati per la sorte dei civili intrappolati in quell'inferno. Non hanno alcun rifugio sicuro. Abbiamo testimonianze che raccontano di persone uccise a sangue freddo nelle proprie abitazioni e per le strade mentre cercavano di fuggire», ha precisato Rupert Colville, portavoce Onu per i diritti umani.

Ora la diplomazia è al lavoro. Per far sì che il tentativo per far evacuare i ribelli e i civili sia solo un ritardo imprevisto, e non una rottura della tregua. Ma i tentativi appaiono scomposti. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ed il presidente russo Vladimir Putin hanno comunque concordemente auspicato la cessazione delle violazioni della tregua ad Aleppo. Sottolineando l'importanza dei «corridoi umanitari» per queste operazioni, Erdogan avrebbe ribadito a Putin che la Turchia è pronta ad adottare qualsiasi misura per fornire aiuto umanitario alla popolazione e ripari temporanei per chi fugge da Aleppo.
Quanto mai attivo, il ministro degli Esteri russo, Serghey Lavrov, prima ha conversato con il segretario di Stato americano, John Kerry, attribuendo il fallimento del piano di evacuazione ai ribelli di Fateh al-Sham. Poi ha parlato con il ministro iraniano degli Esteri Javad Zarif. Ma l'impressione è che la la diffidenza tra i belligeranti sia arrivata a un punto tale che sarà difficile sperare in una soluzione diplomatica rapida per evacuare la popolazione.

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