Commenti

Il Nord monopolizza l’Art Bonus

  • Abbonati
  • Accedi
Cultura & Società

Il Nord monopolizza l’Art Bonus

Primo bilancio dell’Art Bonus dall’applicazione della legge n. 83 del 2014 e successiva modifica nella Legge di Stabilità del 2015 che ha reso permanente il beneficio fiscale del 65% sulle donazioni in denaro. Lo strumento è stato oggetto di un’indagine con il supporto di Ales, condotta dagli studenti del X Master in Economia e Management dell’Arte e dei Beni culturali della 24Ore Business School in collaborazione con lo CSAC – Università degli Studi di Parma ed Nctm Studio Legale. Quali evidenze?

L’indagine ha fotografato – utilizzando i dati dal sito artbonus.gov.it caricati da giugno 2014 al 30 settembre 2016 – il numero dei mecenati, 3.158, ieri erano già saliti a 3.821, suddivisi in quattro categorie (persone fisiche, imprese, fondazioni bancarie ed enti non commerciali), il valore del dono era di 122,7 milioni (ad oggi oltre 133 milioni) e il numero di beni richiedenti erogazione sul sito erano 764. Sul totale erogato sono state in primis le imprese a donare alla cultura (49% per quasi 60 milioni di euro per il 28% del numero di erogazioni), seguite da fondazioni bancarie (31%) con 37,6 milioni, enti non commerciali (15%) con 17,6 milioni e cittadini privati (5%) con 6,6 milioni e il maggior numero di erogazione (66%).

Ma la sfida culturale da giocare in futuro è la mappa dell’Art Bonus: oggi è il Nord a fare il pieno d’interventi proposti (52% su 764) e di donazioni ricevute (83,3% sui 122,7 milioni), seguito dal Centro rispettivamente 38% e 15,13% e fanalino di coda resta il Sud con il 10% delle richieste e 1,61% delle donazioni. Si comprende che un gran lavoro di comunicazione bisognerà farlo al sud presso gli enti pubblici, oltre che sensibilizzare il tessuto imprenditoriale e sociale.

In totale a ricevere il dono dei 122,7 milioni di euro 764 oggetti di erogazione, 61,6 milioni (50,2%) sono stati destinati a 573 interventi di manutenzione, protezione e restauro di beni culturali pubblici (gruppo A) a fronte di 348,6 milioni euro richiesti; quasi 61 milioni (49,6%) per il sostegno di 181 tra istituti e luoghi della cultura pubblici, fondazioni lirico sinfoniche, teatri di tradizione (gruppo B) a fronte di 1,1 miliardi richiesti e, infine, 139.400 euro (0,1%) per i 10 progetti per la realizzazione, restauro e potenziamento di strutture di enti e istituzioni pubbliche dello spettacolo (gruppo C) su 4,5 milioni richiesti dai progetti.

Dei 573 interventi di manutenzione, protezione e restauro proposti (gruppo A) 230 beni hanno ricevuto donazioni (40,1%) e 50 raccolte fondi si sono concluse a fronte di 180 ancora in corso; destinatari soprattutto i musei (39% in valore, situati per il 95% dei casi al nord), i monumenti (32%) e palazzi e teatri (22%). In primis a usare l’Art Bonus le fondazioni bancarie (49% del valore) seguite dalle imprese (44% in valore). Mentre su 181 richieste 104 (57,5%) istituti e luoghi della cultura pubblici, fondazioni lirico sinfoniche, teatri di tradizione (gruppo B) hanno ricevuto donazioni, sette raccolte si sono concluse e 97 sono in corso. In questo segmento le richieste per oltre 1,1 miliardi rientrano nel budget complessivo dichiarato dagli enti non riferito a un target specifico di Art Bonus e per questo così lontano dal raccolto di quasi 61 milioni. A ricevere il dono le maggiori fondazioni liriche. Infine delle dieci richieste presenti nel gruppo C la metà ha ricevuto donazioni.

Dall’indagine emerge, attraverso interviste, che la conoscenza dell’Art Bonus ha bisogno di formazione presso le pubbliche istituzioni e gli enti locali, mentre risulta uno strumento già rodato dalle associazioni ed enti no profit come il Fai che già si adoperano nel fund raising e hanno un network di riferimento. «Semplicità e trasparenza, una cultura della partecipazione al sostegno del bene culturale comune insieme a risultati nel 2016 in crescita rispetto al 2015 – spiega Carolina Botti, direttore centrale di Ales e madrina dell’Art Bonus – ci fanno ben sperare, anche perché questo nuovo istituto ha permesso a circa 500 comuni italiani anche piccoli di far uso per la prima volta delle erogazioni liberali».

© Riproduzione riservata