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«Vivere all’italiana», rilancio per il Paese

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Cultura & Società

«Vivere all’italiana», rilancio per il Paese

Il made in Italy? È un marchio potentissimo fatto non solo di grande manifattura, ma anche di cultura e sensibilità per l’arte, la storia, la cultura e il gusto per la cucina, il design, il cinema. Insomma il cuore di quel «vivere all’italiana» che il mondo ci invidia. E che ieri è stato scelto come logo per la Conferenza dei Direttori degli Istituti italiani di Cultura che si conclude oggi alla Farnesina. Un «Vivere all’italiana» che fa da marchio al piano di promozione integrata messo a punto da diversi ministeri del Governo (Esteri, Miur, Mibact e Mise) per rilanciare la cultura e quindi l’economia italiana nel mondo. Perché se c’è un settore in cui siamo un avamposto nel mondo è proprio la cultura. «L’Italia è una superpotenza della cultura e della bellezza, non è una superpotenza militare: dobbiamo esercitare questa nostra forza e questa nostra influenza anche sul piano della diplomazia, e della diplomazia culturale», ha spiegato il ministro degli Esteri, Angelino Alfano. Un ruolo ribadito dal collega ai Beni culturali Dario Franceschini che ha annunciato in previsione del G7 di Taormina il primo G7 con i ministri della Cultura: «Non è mai stato fatto prima, ma sarà un’occasione importante perché facciamo capire che su questo nel mondo siamo un Paese guida che vuole mantenere questo ruolo».

Ieri Alfano e Franceschini hanno ricordato come siano stati appena triplicati gli investimenti per la promozione integrata e gli Istituti di Cultura: ai 12 milioni già previsti ne sono stati aggiunti 20 nel 2017, 30 nel 2018 e 50 nel 2019. L’obiettivo del piano è lavorare con interventi integrati sugli assi strategici: cucina, settore contemporaneo, cinema, design, archeologia, passando attraverso l’internazionalizzazione di musei, università e turismo culturale. L’obiettivo è «alimentare e allargare la simpatia per il vivere all’italiana, in modo da apportare benefici all’economia utilizzando anche la lingua come chiave di accesso», ha aggiunto Andrea Riccardi, presidente della società Dante Alighieri, l’istituto che promuove la diffusione della lingua, oltreché della cultura italiana, nel mondo. E con il servizio pubblico radiotelevisivo che ha assicurato il suo apporto:  «Sta a noi far brillare l’unicità della cultura italiana, mettendoci al suo servizio con uno sforzo quotidiano», avverte il direttore generale della Rai, Antonio Campo dall’Orto.

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