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L’Art Bonus sceglie gli obiettivi

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stati generali della cultura

L’Art Bonus sceglie gli obiettivi

Musica e arte. La JuniOrchestra Kids dell’Accademia di Santa Cecilia, diretta da Simone Genuini, ha introdotto i lavori degli Stati Generali della Cultura
Musica e arte. La JuniOrchestra Kids dell’Accademia di Santa Cecilia, diretta da Simone Genuini, ha introdotto i lavori degli Stati Generali della Cultura

La politica dei piccoli passi, perché una riforma significativa come quella dei Beni culturali non si fa dall’oggi al domani. Occorre tempo. La gradualità del procedere l’ha rivendicata ieri Dario Franceschini, ministro della cultura, che intervistato dal direttore del Sole 24 Ore, Roberto Napoletano, nel corso degli Stati generali della Cultura tenutisi a Roma, ha tracciato un bilancio di quanto fatto finora, non escludendo aggiustamenti in corso d’opera.

Per esempio, sull’Art Bonus Franceschini si è detto disponibile ad estenderlo ad altri settori: «La prossima apertura, dopo la lirica e i beni ecclesiastici colpiti dal terremoto, potrebbe essere la prosa. Escludo, invece, un’applicazione generalizzata a tutti gli eventi culturali. È una bella idea e anche in Parlamento se n’è discusso, ma si tratta di un’indicazione troppo generica ed è difficile quantificare le minori entrate per l’Erario determinate dal credito d’imposta del 65% per chi aiuta il patrimonio. Ragionare per singoli settori, invece, rende più semplice anche il calcolo dell’impatto sui conti pubblici».

Proprio l’Art Bonus rende, comunque, bene l’idea del procedere per gradi praticata da Franceschini. «Non credo ai salti miracolosi», ha detto il ministro, quando ha ricordato come l’agevolazione per il micro-mecenatismo - l’Art Bonus si è rivolto, per la prima volta, anche alle persone fisiche, oltre che alle imprese - sia nata nel 2014 in via sperimentale e limitata alla manutenzione e al restauro dei beni culturali, sia stata poi estesa ai teatri di tradizione, successivamente sia stata resa strutturale e, di recente, copra anche gli interventi sui beni ecclesiastici colpiti dal terremoto.

In poco più di due anni l’Art Bonus è riuscito convincere cittadini e imprese a versare oltre 130 milioni di euro, anche se rimane uno scompenso tra la raccolta realizzata al Nord e quella nel resto d’Italia (si veda Il Sole 24 Ore di ieri). «Non si tratta solo di avere più denaro. L’Art Bonus - ha aggiunto il ministro - ha anche un importante fattore pedagogico, perché mette i cittadini e le imprese nella condizione di restituire al Paese parte di ciò che il Paese ha dato loro. D’altra parte viviamo in una realtà dove secoli di storia e di saperi si sono stratificati, dando luogo anche a uno straordinario fattore di competitività, che ritroviamo, per esempio, nel prodotto artigiano».

Insieme ai soldi dell’Art Bonus, al ministero - ha spiegato Franceschini - sono arrivate più risorse. «Dal 200o al 2013 il bilancio dei Beni culturali era stato tagliato della metà. Si era toccato il fondo dei 37 milioni; ora si è a quota 2 miliardi, compresi i contributi europei. Nel 2016 c’è stato un incremento di finanziamenti del 37% e anche il prossimo anno si continuerà a crescere. Tant’è che nell’ultima legge di bilancio non ho chesto ulteriori fondi: ora si tratta di spendere presto e bene quelli che abbiamo a disposizione».

Nella legge di bilancio, tuttavia, qualche risorsa in più c’è: sono i 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2017 e 2018, che diventeranno 15 a partire dal 2019, a favore delle fondazioni lirico-sinfoniche, impegnate in una complessa opera di aggiustamento dei bilanci, che per molti dei 14 enti sono in profondo rosso. L’erogazione dei nuovi fondi è stata legata alla capacità da parte delle fondazioni di mettere in opera attività di raccolta di risorse presso i privati, le regioni e gli enti locali. «I contributi previsti dalla legge di bilancio sono slegati dal Fus - ha spiegato Franceschini - e ora dovremmo mettere a punto i criteri per la loro distribuzione, in modo da non fare sperequazioni. È, infatti, chiaro che La Scala di Milano o S. Cecilia a Roma hanno più possibilità di raccogliere contributi rispetto ad altre realtà lirico-sinfoniche».

La politica dei piccoli passi è confortata dai numeri. Oltre alle maggiori risorse, crescono i consumi culturali - Franceschini ha citato gli ultimi dati di Federculture, che ha rilevato un aumento del 3,8% della spesa in cultura delle famiglie nel 2015 rispetto all’anno prima - e da un paio di anni a questa parte sono in costante espansione i visitatori di musei e siti archeologici: in due anni sono cresciuti di 5 milioni e quest’anno si toccherà quota 45 milioni complessivi. Le domeniche gratuite al museo così come l’autonomia di 20 super istituti (a cui se ne sono aggiunti altri 10)contribuirà, secondo il ministro, a consolidare queste performance. «Prima i musei - ha affermato Franceschini - erano solo uffici delle soprintendenze. Ora, con i direttori reclutati con un bando internazionale, si stanno adeguando agli standard d’oltreconfine.Mi piacerebbe che anche nei servizi aggiuntivi si pensasse in un altro modo. Per esempio, ristoranti, caffetterie, punti vendita dei musei dovrebbero essere la vetrina delle eccellenze locali. Ma anche qui ci vuole tempo. Nessuno ha la bacchetta magica. Confido, però, che all’inizio del prossimo anno si possa procedere all’assunzione di 500 nuovi tecnici, tra i quali anche profili per i musei autonomi, reclutati con un bando straordinario. Le selezioni sono alle battute finali».

E anche per i benefici che ci si aspetta dal bonus di 500 euro per i 18enni, così come dal cinema a 2 euro ogni secondo mercoledì del mese, occorre aver pazienza. «È un lavoro lento - commenta il ministro - e gli effetti si vedranno nelle scelte di vita che ogni giovane farà. Mi piacerebbe creare un meccanismo di incentivazione fiscale per le imprese che investono sulle nuove generazioni. Per ora, di certo c’è che la risposta alle nuove iniziative è più che positiva. Per esempio, i mercoledì al cinema sono stati programmati per sei aperture e ne sono state fatte già quattro, raggiungendo gli 1,8 milioni di spettatori. Ho ricevuto molte mail e alcuni mi dicono di avere riscoperto il piacere di vedere il film in una sala frequentata, piuttosto che quasi in perfetta solitudine. Sarà strano, ma c’è anche questo».

Gradualità anche nella riforma delle soprintendenze, con l’unificazione di belle arti, paesaggio e archeologia. «Prima - chiosa Franceschini - bisognava presentare tre domande per ottenere un via libera urbanistico, perché si trattava di tre uffici diversi. Ora sono riuniti e la domanda (e la risposta) è una sola. Con grandi benefici per i cittadini».

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