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A Milano si celebra la rivincita del libro

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L'Analisi|IL SALONE DELLA CULTURA

A Milano si celebra la rivincita del libro

In questo inizio d’anno le notizie per l’editoria cominciano a Milano: il 21 e il 22 gennaio si terrà il Salone della Cultura. Sarà fatto di libri, mostre, conferenze, corsi, laboratori pop up e anche d’altro (al Superstudio Più di via Tortona). La capitale economica si è svegliata nel 2017 con il ritorno attesissimo di Riccardo Muti alla Scala (20 e 21 gennaio) e questo primo Salone rappresenta l’inizio di una gara che si è creata con Torino e con altre città. Di certo case editrici piccole e grandi non ne mancano nel Belpaese e nemmeno libri da far conoscere: i dati del 2016 ricordano che da noi operano 16.239 editori (ai quali vanno aggiunti 206 della Svizzera Italiana, 26 di San Marino e 13 della Città del Vaticano). Nel maggio scorso, per riflettere su un altro dato, i titoli in commercio da noi erano 1.049.363.

Il Salone della Cultura, organizzato da Luni e da maremagnum.com, da un editore e dal più grande sito italiano dedicato ai libri antichi, desidera essere un invito alla conoscenza di quella formidabile macchina di carta ancora indispensabile per traghettare il sapere e, inoltre, un incoraggiamento alla lettura. La qual cosa non va più intesa nel senso lato del termine ma, data anche certa produzione scadente di opere, occorre conoscere meglio quel che si legge.
Ci saranno, per fare un primo esempio, duecento ventiquattro tavoli che esporranno libri di modernariato, rari e antichi (circa 40 mila volumi). Ad essi si aggiungono una settantina di editori, non appartenenti a gruppi o catene, che proporranno altrettanti titoli in commercio. Non mancheranno quelle opere che è difficile ormai compulsare in libreria e ci si potrà rendere conto della ricchezza e del contributo che sta dando alla cultura la piccola editoria.

Tra le iniziative vi è quella che, nata da un accordo con la Xerox e la Mediagraf, propone la stampa di un libretto di scritti o di immagini anche a colori (massimo 32 pagine) che verrà realizzata gratuitamente in dieci copie. In sostanza, dopo aver scaricato uno scritto su una chiavetta, si può andare al Salone e vederselo stampare gratis dinanzi ai propri occhi in dieci copie. Molti i laboratori dedicati all’incisione e al pop up; quest’ultimo consente di ideare e costruire il proprio libro sotto la guida di Dario Cestaro, uno dei più noti paper engineer. Tra gli incontri ne è previsto uno dedicato al progetto Leggere Libera-Mente, nel quale si parlerà della “libroterapia”, realizzata attraverso i laboratori di scrittura creativa e autobiografica all’interno del carcere di Opera. Una conferenza, fra le altre, sarà organizzata da Icoo (Istituto di cultura per l’Oriente e l’Occidente) e reca il significativo titolo “L’Isis e il progetto dello Stato islamico a Est di Raqqa”. Certo, non mancheranno momenti tradizionali: quello dedicato a “Umberto Eco e l’almanacco del bibliofilo”, o “Il libro d’artista nell’era digitale”, con testimonianze di alcuni protagonisti di questo genere di pubblicazioni. Non vanno dimenticate le mostre di Elio Luxardo, con l’esposizione di ottanta opere originali di codesto fotografo caro alle dive che hanno fatto sognare; o quella dedicata agli acquerelli dei viaggi di Giancarlo Iliprandi, scomparso da poco, designer e grafico tra i sommi. Insomma, questo Salone è fatto di tante cose ed è un primo esperimento distante da quelle iniziative che espongono gli ultimi successi di stagione e li presentano (con i soliti noti).

Un’iniziativa che ci ricorda quanto le previsioni per il 2017, per l’editoria e la lettura in genere, debbano ancora considerare il ruolo essenziale della carta. Internet è ormai insostituibile, ma senza il “vecchio supporto cartaceo” gran parte della cultura non sarebbe trasmessa. D’altra parte, è il caso di ricordare che già alla fine del 2015 i negozi che vendevano libri, dopo anni di calo, si erano riaffollati. Foyles, la più grande libreria di Londra, trasferitasi tra l’altro da non molto in locali più spaziosi dei precedenti, comunicò che le vendite erano aumentate dell’otto per cento. James Daunt, direttore della catena di librerie Waterstone, al “Telegraph” dichiarò generalizzando con entusiasmo la tendenza: «Il libro è tornato, Kindle è morto». Del resto, questi stessi concetti saranno ricordati in un importante appuntamento veneziano della prossima settimana, la Scuola per Librai Mauri. E cose simili possono dirle, con gli opportuni distinguo sui tempi e le fasi della crisi, anche direttori di importanti librerie di Milano come la Hoepli e Cortina. Le quali restano due vaste realtà, non appartenenti a catene, dove saggi, romanzi, tascabili o classici non sono venduti insieme al caffè o a prodotti mangerecci.

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