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Solidarietà nazionale da costruire con i fatti

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L'Analisi|Italia

Solidarietà nazionale da costruire con i fatti

Si fa presto a parlare di necessaria solidarietà nazionale di fronte alla tragedia che ha investito vaste aree dell’Italia Centrale, ma se vogliamo evitare tanto le retoriche sull’eroismo e l’abnegazione dei soccorsi (che ci sono stati e che vanno sottolineati senza inutili forzature) quanto le scontate condanne allo sciacallaggio dei politici che speculano sulle disgrazie per un pugno di voti (e qualche inquadratura televisiva in più), non possiamo sottrarci dal riflettere su cosa significhi solidarietà nazionale in casi come questi.

È una banalità dire che è necessario fare i conti con le debolezze che ha messo in luce la catastrofe. Molti non aspettano altro, giusto per riprendere con maggior agio la via dei processi politici ai propri avversari, tanto è facile attribuire a questo o a quel governo e/o parte politica, a seconda delle convenienze di ciascuno, la responsabilità per i deficit riscontrati. Questo però non ci farà fare nessun passo avanti, perché il tasto dolente è quello di riconoscere che le nostre debolezze, che ci sono e non sono banali, non derivano dalla incuria o peggio dalla malvagia volontà di chi ci ha governato e ci governa, ma da un sistema di lacci e lacciuoli (per riprendere una celebre frase) che tutti insieme si è concorso a costruire. E che solo tutti insieme si potrà sciogliere, almeno in buona parte (si spera) con un patto generalizzato per mettere in primo piano l’efficienza contro il meccanismo che unisce diffidenze reciproche diffuse e strenua difesa di un sistema di parcellizzazione tribale dei poteri e delle responsabilità.

Se ad Amatrice le casette che sono state preventivate ad agosto arriveranno ad essere operative (in parte!) se va bene a febbraio c’è per forza qualcosa che non funziona. Se i comuni di montagna del nostro Appennino non hanno dotazioni efficaci per l’emergenza neve (non vogliamo dire le famose turbine, ma almeno qualche motoslitta o gatto delle nevi) bisognerà chiedersi come mai. Se la nostra rete elettrica risulta così vulnerabile qualche soluzione andrà trovata.
Trincerarsi nell’eterna denuncia della “burocrazia” e dei suoi vincoli lascia il tempo che trova. Le emergenze esistono e vanno messe in conto. Un paese che è membro del G7 non può farsi trovare impreparato e nascondersi dietro la geremiade del «siamo di fronte a fatti eccezionali». È necessario che si esaminino a una a una le strozzature che si sono constatate in questi giorni. Ad esempio: si è detto che il parziale smontaggio delle provincie ha lasciato senza tutela il sistema stradale di loro competenza. È vero o no? Come si rimedia visto che la viabilità ha rappresentato una strozzatura determinante per lo sviluppo dei soccorsi?

Bisognerà evitare le strumentalizzazioni, tipo il rimpianto per le amministrazioni politiche delle provincie (che non risulta abbiano fatto gran che a munirsi di spazzaneve e quant’altro), ma il tema va affrontato e risolto. È solo un esempio per riassumere un percorso di analisi e di individuazione di soluzioni che sarà lungo e non facile.L’importante è che si capisca che è su questo terreno che va costruita la solidarietà nazionale nelle sedi politiche e decisionali. Solo con questa sarà possibile razionalizzare e riorganizzare, trovare le risorse, ricostruire catene di comando ben organizzate non solo ai vertici, ma anche in tutte le articolazioni territoriali. Contare su questo non è una utopia, è semplicemente dar ragione agli uomini e alle donne che in questi giorni si sono prodigati nei soccorsi senza esibire distintivi di parte.

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