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Juncker «provocatore» sul futuro dell’Europa

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L'Editoriale|L’EDITORIALE

Juncker «provocatore» sul futuro dell’Europa

I 60 anni dei Trattati di Roma del 25 marzo cadono in un momento molto difficile per l’Europa al punto che non si capiscono più i grandi vantaggi dall’Unione europea e dall’Unione economica e monetaria. Non bastano però le parole e la retorica per ricordare che i benefici superano i costi perché solo un rilancio concreto delle politiche di sviluppo supererà i gravami della crisi.

A questo si pensava avrebbe risposto il «Libro bianco sul futuro dell’Europa» che il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha presentato il 1° marzo al Parlamento europeo. A una prima lettura il Libro bianco non sembra andare in questa direzione limitandosi a delineare cinque scenari giudicati da molti troppo ampi e persino evasivi forse per non interferire nelle elezioni in Francia e in Germania.

Una lettura più attenta del Libro bianco porta però ad altre conclusioni specie se si tiene conto dei due anni della presidenza della Commissione di Juncker e della sua apprezzabile storia politica. Entrambe sono a nostro avviso improntate al principio che «l’Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costituita tutta insieme. Essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto». Così inizia anche il Libro bianco che si ispira quindi a Robert Schuman e alla sua dichiarazione del 9 maggio del 1950 da cui nacque l’anno dopo la Comunità europea del carbone e dell’acciaio e l’avvio concreto della costruzione europea.

La provocazione di Juncker. Il Libro bianco con cinque scenari e cinque opzioni ci sembra una provocazione con interrogativi forti sia ai 27 Paesi della Ue e ai 19 della Uem sia alle istituzioni europee che dovranno scegliere e quindi dire che Europa vorranno. Due elementi tra i molti ci portano a questa conclusione. Il primo sono le scansioni temporali indicate da Juncker: 2017, 2019, 2025. A settembre del 2017, nel discorso sullo Stato dell’Unione, Juncker ha preannunciato che esprimerà la sua opinione sul futuro dell’Europa anche tenendo conto dei dibattiti intervenuti sul Libro bianco fino ad allora.

Riteniamo che Juncker non si limiterà ad una sintesi dei dibattiti perché non ha bisogno di essere rieletto e perché come euro-razionale ha già dichiarato che il Consiglio europeo nella sua riunione di fine 2017 dovrà decidere quali linee di intervento attuerà in vista delle elezioni per il Parlamento europeo del giugno 2019. Cioè nell'anno in cui si concluderà anche il mandato di Juncker e si aprirà il periodo istituzionale europeo che porta al 2025 quale anno di chiusura su cui i 5 scenari del Libro bianco sono stati delineati.Il secondo elemento è l'impegno che la Commissione europea interverrà nel dibattito con una serie di documenti sullo sviluppo della dimensione sociale dell'Europa; sull'approfondimento dell'Unione economica e monetaria in base al progetto dei cinque presidenti del 2015 (che nella sua prima formulazione del 2012 ebbe anche il contributo di Juncker come presidente dell'Eurogruppo); sulla gestione della globalizzazione; sul futuro della difesa europea; sul futuro delle finanze dell'Ue.

Questi documenti dovranno essere propositivi perché la documentazione c'è già tutta mentre scarse sono le proposte politiche autorevoli.Questo ci porta a concludere che Juncker non è indifferente alla scelta tra scenari e che la sua è una provocazione agli Stati membri della Ue e della Uem perché si assumano le proprie responsabilità andando oltre il calcolo elettorale nazionale che in molti casi diventa vittima del nazional-populismo.Come scegliere tra gli scenari. Il Libro bianco colloca in sintesi gli scenari su un mondo dove l'Europa diventerà più piccola in termini di Pil e di popolazione e dove i confronti quantitativi (compresi quelli militari) delineano una Cina che si avvicina sempre più agli Usa. Alcune domande implicite si pongono: può l'Europa essere il terzo polo nello scenario mondiale? Quale tra i 5 scenari dovrebbe scegliere a tal fine? Può essere questo un criterio di scelta? Con quale grado di realismo?Il Libro bianco non azzarda risposte delineando 5 scenari e distinguendoli su 4 politiche.

A noi pare inutile lo Scenario 1 («Avanti così - La Ue a 27 si concentra sull'attuazione del suo programma positivo di riforme») mentre insufficiente ci sembra lo Scenario 2 («Solo il mercato unico - La Ue a 27 non riesce a decidere di fare di più in molte aree politiche, al di là degli aspetti fondamentali del mercato unico»). Lo Scenario 5 («Fare molto di più insieme ... in tutti i settori politici») ci sembra invece irrealizzabile.Molto più convincenti sono gli Scenari 3 e 4 che rafforzerebbero a livello mondiale cooperazioni rafforzate tra Paesi che dovrebbero avere il loro nucleo nella Eurozona.Lo Scenario 3 («Chi vuole di più fa di più - La Ue a 27 continua secondo la linea attuale, ma consente agli Stati membri che lo desiderano di fare di più assieme in ambiti specifici»), partendo dall'Eurozona dovrebbe accentuare la cooperazione in difesa, sicurezza e giustizia, con bilanci aggiuntivi per fini comuni ma anche per tecnoscienze, industria e infrastrutture.

Ciò non significa che siano degli Scenari politicamente facili anche se già sono realtà dal punto di vista monetario.Lo Scenario 4 («Fare meno in modo più efficiente - La Ue a 27 si concentra sul produrre risultati maggiori in tempi più rapidi in determinate aree politiche e non interviene nei settori per i quali non se ne percepisce il valore aggiunto») esprime la possibilità di più cerchi concentrici dove, andando oltre i nucleo centrale dell'Eurozona sempre più integrata, si potrebbero creare alcune filiere esterne di maggiore cooperazione con altri Paesi della Ue allargata.Juncker in passato si è espresso spesso per scenari simili al 3 e al 4 e persino per forme di Eurobond che possono essere varati solo dall'Eurozona dotata della Bce. E anche questo dimostra la sua notevole qualità di politico euro razionale. Una conclusione italiana.

Quanto all'Italia, euro-cofondatrice negli anni '50, non basterà celebrare la sua storia per entrare nell'euro-nucleo dal quale possiamo trarre forza adottando standard di finanza pubblica molto finalizzati agli investimenti materiali, immateriali e infrastrutturali per potenziare esportazioni e occupazione giovanile. A tal fine peccato che l'appartenenza al nucleo centrale non possa essere subordinata al mantenimento di governi di legislatura che, invece, paiono impossibili in Italia.

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