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Energia e ambiente non più separati in casa

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L'Analisi|Interventi

Energia e ambiente non più separati in casa

Sono iniziate le consultazioni da parte del ministero dello Sviluppo economico per la definizione della Strategia energetica nazionale (Sen). L’obiettivo è quello di delineare l’evoluzione del sistema energetico alla luce di scenari in profonda e rapida trasformazione dell’offerta, dei mercati e delle tecnologie, tali da rendere difficilmente attendibili previsioni puntuali che abbiano un orizzonte anche semplicemente di medio termine.

Se, da un lato, un quadro così dinamico e imprevedibile rende illusoria la possibilità di pianificare con rigore e precisione il domani, dall’altro lo stesso rende quanto mai importante la messa a fuoco di una visione di grande respiro, una rotta che sappia traghettare il sistema energetico nel futuro, dandogli al tempo stesso la capacità di adattarsi rapidamente ai cambiamenti che di certo interverranno, anche se in buona misura oggi sconosciuti.

Ma se alziamo un po’ lo sguardo, vale la pena forse prima di interrogarsi sugli effetti attesi da una nuova politica energetica, piuttosto che iniziare dalle misure da mettere in campo.

Semplificando al massimo, il punto è come garantire a cittadini e imprese consumi decrescenti, prezzi competitivi e, non da ultimo, benefici sul piano ambientale.

Dal primo punto di vista è evidente il rilievo e il necessario sostegno alle politiche e agli interventi di efficienza energetica. Sul secondo piano sarà quanto mai importante spingere il settore verso una razionalizzazione dell’offerta attraverso la crescita di player sempre più qualificati, oltre che una regolazione efficiente del mercato affidata ad autorità sempre più indipendenti.

Ancora in ombra sembra invece, almeno per ora, l’attenzione al terzo tema, ovvero il collegamento tra politiche in campo energetico e obiettivi in campo ambientale.

L’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici ci restituisce impegni importanti da attuare e risponde pienamente ai diritti e alle aspettative di tutti i cittadini in materia di tutela della salute pubblica e qualità dell’aria, in particolare nelle zone ad alta urbanizzazione.

Il rischio è, tuttavia, che, come già successo in passato, chi si occupa di ambiente sottovaluti l’impatto dei mutamenti degli scenari energetici e viceversa.

Si pensi ad esempio all’impatto che possono avere sulla qualità dell’aria i processi di decarbonizzazione, l’elettrificazione dei consumi, lo sviluppo della mobilità elettrica, le nuove tecnologie led per l’illuminazione pubblica, l’estensione delle reti di teleriscaldamento in sostituzione delle caldaie condominiali, ecc.

Sarebbe allora auspicabile che nelle politiche energetiche fossero incorporati gli obiettivi di carattere ambientale, o meglio che le politiche energetiche si misurassero anche in termini di impatto sull’ambiente.

Il ministro Calenda ha, in effetti, opportunamente sottolineato come la Sen si inquadrerà in un quadro di provvedimenti nell’ambito clima-energia.

Ma forse i tempi sono maturi per superare l’idea stessa della Sen (Strategia energetica nazionale) e lavorare sin dall’inizio alla Sean (Strategia energetico ambientale nazionale).

Valutino quindi il ministro Calenda e il ministro Galletti se non ci sia lo spazio per mettere da subito insieme al lavoro le strutture tecniche dei rispettivi apparati, piuttosto che ricercare a posteriori faticose coerenze tra ambiti fortemente complementari. Sarebbe probabilmente un esempio virtuoso anche per l’Europa e tra i Paesi europei.

C’è, tra l’altro, un ambito che si presterebbe molto bene a questo modo di procedere. Sono le grandi città. È qui che si concentrano questioni chiave di adeguatezza delle reti, efficientamento energetico, sperimentazione di nuove tecnologie e importanti questioni relative alla qualità dell’aria.

È qui che le previsioni socio-demografiche indentificano una sempre maggiore concentrazione della popolazione del pianeta. È tra le grandi città che sempre più si giocherà anche la competizione sul piano economico tra i diversi Paesi.

Sarebbe quindi opportuno che le politiche energetico-ambientali assumessero anche queste come oggetto specifico di riferimento e non solo il territorio nazionale nel suo insieme.

Progetti pilota sulla grandi città, opportunamente sostenuti e incentivati, potrebbero aprire la strada a una svolta energetica e ambientale di tutto il Paese e fare scuola nel mondo.

Perché non partire, ad esempio, da Milano capitale europea della mobilità elettrica e non fare di Roma un grande esperimento di elettrificazione dei consumi?

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