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Cina e Usa, diplomazia obbligata sulla Corea

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Cina e Usa, diplomazia obbligata sulla Corea

Decenni dopo la fine della guerra di Corea, il conflitto della penisola coreana è il problema più pericoloso e irrisolvibile della nostra epoca. Il regime nordcoreano è un rimasuglio della Guerra Fredda, un dinosauro stalinista sopravvissuto fino a oggi, mentre la Corea del Sud è rapidamente diventata una potenza economica e tecnologica nella regione. E la Cina, l’alleato più importante e l’unico sostenitore finanziario della Corea del Nord, ha portato avanti una politica di modernizzazione sempre più efficace. Questi sviluppi hanno lasciato il regime di Pyongyang isolato e giustificatamente timoroso per il proprio futuro. Perciò, per assicurare la sopravvivenza della sua brutale dittatura, il Partito dei lavoratori di Corea, guidato dal clan Kim, ha escogitato l’idea di dotarsi di armi nucleari e dei sistemi necessari per usarle.

Fino a oggi, tutti gli sforzi diplomatici e tecnologici per impedire il riarmo nucleare della Corea del Nord sono falliti. Gli Stati Uniti, da parte loro, hanno installato un sistema di difesa antimissile in Corea del Sud. E l’amministrazione Trump considera gli sforzi della Corea del Nord per dotarsi di missili intercontinentali in grado di raggiungere San Francisco o Los Angeles come una giustificazione per la guerra. La scala cromatica per i livelli di minaccia terroristica se fosse applicata alla crisi nella penisola coreana, segnalerebbe un passaggio al rosso. Il tempo per una soluzione diplomatica si sta velocemente esaurendo e la situazione sta precipitando.

Tutto questo perché il dramma in corso ha come scenario un luogo strategico estremamente sensibile. La Corea del Sud e il Giappone sono esposti a una minaccia immediata, mentre la Cina e la Russia, i due vicini settentrionali della Corea del Nord, sono potenze nucleari globali con loro interessi in gioco.

La Cina vede la penisola coreana in un’ottica di sicurezza strategica. I leader cinesi non dimenticano che negli anni 30 il Giappone imperiale attaccò la Cina settentrionale (la Manciuria) partendo dalla penisola coreana, e non dimenticano nemmeno che fu l’avvicinamento delle truppe statunitensi al fiume Yalu, al confine con la Cina, che spinse Pechino a intervenire nella guerra di Corea, all’inizio degli anni 50.

Un confronto militare nella penisola coreana potrebbe portare a uno scenario da incubo con l’uso di armi nucleari, o addirittura a uno scontro di più ampia portata fra potenze mondiali dotate di armi atomiche. In entrambi i casi, ci sarebbero gravi conseguenze ben al di là dei Paesi confinanti.

Le visite recenti nella regione da parte di alti funzionari Usa sembrano indicare che la nuova amministrazione sta trattando la situazione nella penisola coreana come una minaccia seria. Durante la tappa sudcoreana, Tillerson è stato tutto fuorché rassicurante. Ha parlato di una «minaccia immediata», ha proclamato la fine della «politica di pazienza strategica». Insomma: una guerra, nucleare o convenzionale, nella penisola coreana, comporterebbe rischi regionali e globali incalcolabili. Ma, se ci si prende la briga di valutare attentamente questi rischi, ci si rende conto che non è vero che tutte le opzioni sono sul tavolo: la diplomazia, con tutte le sue difficoltà, è l’unica soluzione, come sembra suggerire anche la telefonata Xi-Trump.

Una soluzione diplomatica, tuttavia, potrà essere raggiunta solo se gli Stati Uniti e la Cina collaboreranno strettamente e non ripeteranno i passati errori. D’altra parte, i leader cinesi devono chiedersi per quanto tempo ancora sia il caso di fornire un supporto incondizionato al regime nordcoreano (che dipende interamente dalle forniture cinesi), invece di esercitare pressioni su di esso per indurlo a cessare le sue provocazioni. Per evitare un conflitto militare, la Cina e gli Stati Uniti dovranno concordare un approccio comune e fare dei passi per rilanciare i «colloqui a sei» con Pyongyang.

Sta diventando sempre più evidente che gli Stati Uniti, anche sotto una presidenza Trump, non possono semplicemente sottrarsi al loro ruolo di potenza stabilizzatrice sulla scena mondiale. E sta diventando sempre più evidente che la Cina, se vuole dimostrare di poter essere a sua volta una potenza stabilizzatrice nel XXI secolo, dovrà fare la sua parte per risolvere il conflitto nella penisola coreana.

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