Dalle parole ai fatti. Dopo la “guerra dei saloni”, che la scorsa estate ha tenuto banco per settimane sui giornali, il mondo dei libri sembra volersi asciare alle spalle quel periodo con tutti gli inevitabili strascichi polemici.
Oggi si alzerà il sipario su “Tempo di libri”, la Fiera dell’editoria italiana fortemente voluta dalla Associazione italiana degli editori (Aie) e per la quale è stata messa in moto una macchina di tutto rispetto. Si parla di 2mila autori e oltre 550 espositori per un appuntamento che si svolgerà nei padiglioni della Fiera di Rho fino al 23 aprile. «Le somme le tireremo allora, ma quel che posso dire, avendo visto tutto ormai pronto, è che la location è proprio bella», spiega il presidente Aie, Federico Motta. «Ci aspettiamo una risposta pari a quelle che Milano sa dare per gli altri eventi che ospita nella sua fiera», aggiunge Motta puntando l’attenzione su quella che vuole essere la cifra stilistica della manifestazione milanese: «C’è un’impostazione nuova. I protagonisti non vengono a presentare i propri libri, ma a parlare di temi che riguardano il mondo dei libri e la lettura in primis».
All’inaugurazione, oggi, ci sarà anche il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, che in piena bagarre estiva fece un tentativo di mediazione per un’intesa tra Torino e Milano. Non se ne fece nulla e l’editoria libraria in Italia ha ora due appuntamenti: Milano e lo storico Salone di Torino, arrivato alla 30esima edizione, che si svolgerà dal 18 al 22 maggio. Non che la battaglia sia stata incruenta. Alcuni editori hanno scelto solo Torino e altri solo Milano. I segnali arrivati da sotto la Mole negli ultimi giorni sono stati però distensivi. «Credo che farò un salto a Milano: un pizzico di curiosità ovviamente c’è», ha dichiarato il direttore del Salone del libro di Torino, Nicola Lagioia, esprimendo l’auspicio che «entrambe le manifestazioni, qualora debbano coesistere come pare che sia, lo facciano all’insegna della concertazione e non della spaccatura all’interno del mondo editoriale. Ora il sistema è ancora spaccato. Ritrovare un’armonia vorrebbe dire aver lavorato bene».
Forse qualcosa lo scontro estivo potrebbe comunque aver portato: «Credo che la nuova manifestazione a Milano – dice Stefano Mauri (Gems) – abbia spinto il Salone di Torino a innovarsi. Ha senz’altro avuto un effetto positivo da questo punto di vista». Al di là di questo, a valle dello scontro che si è consumato sull’asse Milano-Torino, il settore intero ha comunque da vincere una scommessa: contribuire a ridare slancio a un mercato del libro che sta tirando un sospiro di sollievo, ma dopo anni di flessione (fra 2011 e 2014 è andato perso l’11,5% del valore). Recuperare valori e lettori è così la vera sfida. Le ultime analisi dell’ufficio studi dell’Aie indicano, in riferimento al settore varia nei canali trade (e quindi librerie, librerie online e Gdo), una crescita del 2,3% nel 2016, per un giro d’affari di 1,283 miliardi. In questa crescita c’è tanto e-commerce. Lo scorso anno, infatti, le vendite sul canale web hanno pesato per il 16,5% del totale, contro il 13,9% del 2015 e il 5,1% del 2010. Insomma, una crescita ampia, il cui circolo virtuoso va anche cercato nel boom di titoli elettronici, con il 10% degli italiani che dichiara di leggere in digitale (era l’8,9% nel 2015 e il 2,9% nel 2010). È da sottolineare la crescita dei ricavi da eBook e audiolibri: +21% a quota 62 milioni di euro. Altro elemento favorevole per l’editoria libraria è la crescente capacità di proporsi sui mercati esteri. Nel 2016 la vendita all’estero di libri di autori italiani è salita dell’11%, spinta in particolare da titoli per bimbi e narrativa.
C’è un’importante precisazione da fare sui dati. Aie ha stimato che, anche considerando le vendite di Amazon in Italia, per il solo libro di carta si raggiungerebbe un fatturato complessivo di 1,337 miliardi, di 100 milioni inferiore a 2010 e 2011, anni in cui Amazon ancora non era presente in Italia. Qui, dunque, si innesta la sfida che partirà oggi da Milano e avrà nel Salone di Torino il suo secondo step. Lavorando in quest’ottica di continuità gli editori potranno sperare di ridare un’accelerazione alla lettura come pratica e come business. Non da soli ovviamente. Come dimostra anche il caso della riduzione dell’Iva sugli ebook, l’azione del Governo non è una variabile indipendente e senza un’azione “di sistema” gli editori da soli non potrebbero farcela. Resta il fatto che gli ultimi dati Istat (relativi al 2015) segnalano che i lettori di libri in Italia sono il 42% della popolazione sopra i 6 anni. Senza affrontare questo nodo, il passo dalla disfida alla disfatta per i Saloni del libro non sarà lunghissimo.
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