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Venti ragazzi fra analisi di dati e cybersicurezza

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Italia

Venti ragazzi fra analisi di dati e cybersicurezza

Il cambio di passo nell’attuazione dell’agenda digitale italiana procede con il ritmo impresso dal team selezionato da Diego Piacentini: 20 ragazzi specialisti di big data, machine learning, open source, cybersicurezza, design di prodotto e user experience, sviluppo di applicazioni mobili, architettura del software. Sono al lavoro dai primi mesi di quest’anno. Sanno che il commissario concluderà la missione nell’agosto del 2018. Ma vogliono incidere. Questo è il momento del piano triennale. Che assume una rilevanza essenziale.

«Abbiamo fatto un piano vivente», dice Piacentini. «Che consente la partecipazione attiva degli sviluppatori, dei burocrati, degli utenti». La community può condividere, commentare e migliorare gli aspetti del piano postando i suggerimenti di software su GitHub, il servizio online dove i programmatori di solito lavorano e collaborano. La documentazione si riscrive e indicizza su ReadTheDocs. La discussione avviene su Discourse. Si tratta di piattaforme già usate dalla comunità degli sviluppatori. Il piano mette in ordine tutti i temi fondamentali: i principi architetturali, gli obiettivi di servizio ai cittadini, gli schemi organizzativi per la razionalizzazione della spesa e la massimizzazione della collaborazione tra amministrazioni. Le frasi chiave: al centro dell’azione sono i bisogni dei cittadini e delle imprese; uniformare e razionalizzare i servizi informatici della pubblica amministrazione; favorire un nuovo mercato delle imprese che potranno fornire nuovi servizi alla Pa; valorizzare gli asset esistenti e le esperienze maturate nei precedenti progetti di digitalizzazione; migliorare la sicurezza informatica; promuovere la realizzazione di servizi innovativi; controllare la spesa relativa a tecnologie digitali tramite la misurazione di indicatori e l’uso di politiche data-driven a supporto della programmazione degli investimenti. Non è il classico linguaggio buro-italico. Ma è pur sempre un bell’insieme di intenzioni. «Ma come dice Jeff Bezos: le buone intenzioni non funzionano, i meccanismi funzionano». Per Piacentini, riuscire significa vedere tutto come un insieme di processi, individuare il difetto, migliorare il meccanismo. L’intenzione di fare l’interesse dei cittadini non resta tale se si modificano i meccanismi. La burocrazia funziona attenendosi alla legge: gli obblighi, la definizione degli obiettivi formali, i sistemi di accesso ai finanziamenti. Proprio su questo punto, il piano triennale di prossima uscita ribadisce l’utilizzo della leva del risparmio per ottenere coordinamento delle centrali di spesa. Si tratta di circa 800 milioni che un tempo servivano soltanto alla manutenzione delle soluzioni informatiche esistenti e che ora vengono sottratti alla disponibilità delle amministrazioni, a meno che queste non dimostrino che li vogliono utilizzare per implementare il piano innovativo stabilito dal team di Piacentini, con la collaborazione dell’Agid. I ministeri si dovranno a loro volta sintonizzare: la legge li obbliga a nominare i responsabili dell’implementazione del piano digitale, non lo hanno fatto finora ma il team può richiedere maggiore attenzione per questo compito.

Il piano riorganizza l’architettura informatica pubblica sulla base di uno schema che prevede i due pilastri dell’analisi dei dati e della cybersicurezza, vere e proprie leve di innovazione per ogni processo e per la valutazione di ogni azione. Tra i due pilastri, sono previsti i diversi piani di lavoro: infrastrutture fisiche (come i datacenter), infrastrutture immateriali (come il servizio per l’identità digitale, l’anagrafe centrale, il sistema di pagamenti, la fatturazione elettronica), modello di interoperabilità (che impone a tutte le ammimistrazioni di superare i silos separati grazie ai quali i dati e i software sviluppati per una amministrazione dovranno tendere a girare anche per le altre e soprattutto i cittadini non saranno chiamati a dare informazioni che hanno già fornito ad altri enti dello stato), strumenti per la generazione e diffusione dei servizi digitali (compresi quelli che saranno sviluppati da privati in grado di offrire servizi più comodi anche a valore aggiunto). La strada è lunga. Il tempo di Piacentini non è molto. Ma se questi principi si incardinano nei sistemi delle leggi, se il piano triennale riaggiornato ogni anno e costantemente migliorato dall’interazione con gli utenti, se la spesa pubblica diventa per legge investimento in innovazione, come previsto, qualche cambiamento si potrebbe vedere.

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