Il giudice Giovanni Falcone – di cui domani l’Italia ricorderà il venticinquennale della morte, tragicamente giunta con la moglie e i tre uomini di scorta nella strage di Capaci – lo insegnava sempre: segui i soldi e troverai la mafia.
Lo diceva in tempi non sospetti, quando, all’inizio della sua carriera, decise di guardare nei conti correnti e nelle fortune accumulate da Cosa nostra e dalla borghesia mafiosa. Non si sbagliava e perfino l’Fbi, il Federal bureau investigativo statunitense, seguì con successo quell’insegnamento.
Oggi come allora il monito è più che mai valido, ma l’asse intorno al quale girano gli interessi e il riciclaggio di Cosa nostra, oltre che in Sicilia, sul territorio nazionale si è spostato da decenni al Nord e continua a riservare conferme.
L’ultima è giunta dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano che, il 15 maggio, ha condotto un’indagine che ha svelato l’esistenza di una presunta associazione per delinquere che avrebbe favorito gli interessi, in particolare a Milano e provincia, del clan catanese dei Laudani. Tra i tanti interessi messi sotto la lente della Procura, quelli nel settore della grande distribuzione e della vigilanza privata.
Per rimanere ancorati alla cronaca, il Gup di Milano, Alessandra Del Corvo, il 3 febbraio di quest’anno ha condannato Giuseppe Nastasi, ritenuto amministratore di fatto di Dominus srl, la società consortile che ha lavorato con Nolostand, società controllata dalla Fiera Milano, a 8 anni e 10 mesi nel processo con rito abbreviato. Secondo le motivazioni, costui ha preso pure in considerazione - si legge a pagina 194 - «la possibilità di porre tale attività a disposizione e al servizio di un soggetto del calibro mafioso di Matteo Messina Denaro e ciò nella piena consapevolezza del Nastasi di poter essere indagato per favoreggiamento o per appartenenza all’associazione mafiosa». Ma la vicenda non sembra finita qui, perché il Gup a pagina 200 scrive che Nastasi, anch’egli di Castelvetrano come Messina Denaro, ha «una palesata capacità di infiltrazione nella realtà imprenditoriale lombarda – e nel settore degli appalti legati a Fiera Milano spa – anche grazie a una ramificata serie di contatti e appoggi davvero trasversali e ancora tutti da chiarire».
La vicenda portò prima al commissariamento di Nolostand e poi all’amministrazione giudiziaria del settore allestimento stand della stessa Fiera. Commissariamento ampliato ad altri settori del gruppo, anche se è stata respinta la richiesta di amministrazione giudiziaria totale formulata dalla Dda, anche sulla base di un nuovo filone su presunte tangenti pagate da alcune imprese per lavorare. Il Gup con la sentenza ha anche riconosciuto a Fiera Milano e Nolostand, rappresentate dal legale Enrico Giarda, e al Comune di Milano, rappresentato dall’avvocato Maria Rosa Sala, risarcimenti come parti civili da quantificare.
Interessi che si aggiungono all’elenco infinito di appetiti insaziabili di Cosa nostra: edilizia, commercio, servizi, ristorazione e chi più ne ha più ne metta. Senza dimenticare che, se a questi settori nei quali sono stati riciclati miliardi si aggiungono le attività illecite che alimentano il polmone finanziario – traffico di droga in primis e poi usura –, la presenza diventa ancora più oppressiva e opprimente.
Ma al Nord solo la Lombardia è terreno di caccia? Ci mancherebbe. Ecco cosa si legge nell’ultima relazione della Direzione investigativa antimafia, relativa al primo semestre 2016 a proposito del Triveneto: «Come emerso, negli anni, dagli esiti di varie attività di polizia giudiziaria, nel Veneto si sarebbero registrate presenze di soggetti legati a Cosa nostra, che tenderebbero innanzitutto a radicarsi economicamente sul territorio con una presenza stabile. Lo scopo principale di tali sodalizi va, infatti, individuato nel riciclaggio e nel reinvestimento di capitali illeciti, anche attraverso l’acquisizione di attività commerciali e imprenditoriali, sfruttando, se del caso, l’opera di gruppi delinquenziali locali. A ciò si aggiunga la forte disponibilità di liquidità, che spinge l’organizzazione a sostituirsi al sistema del credito legale e a praticare l’usura. Questa ingerenza di Cosa nostra nelle attività produttive del Nord-Est ha trovato un’importante evidenza anche in Friuli-Venezia Giulia».
Nelle altre regioni del Nord cambia lo spartito, ma la musica è sempre quella suonata da Cosa nostra, nonostante debba ovunque inchinarsi allo strapotere della ‘ndrangheta.
.GUARDIE O LADRI
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