Tutti al capezzale delle banche venete in agonia. Tutti mobilitati e tutti giustamente preoccupati, perché la partita ha solo due esiti possibili: o una soluzione accettabile o un default decisionale. Il secondo porta dritti ad un'altra, e ben più grave, prospettiva. Quella di un possibile crac sistemico con le conseguenze che si possono immaginare.
Si viaggia sul filo delle ore, per non dire dei minuti. Il tempo è scaduto. Se l'Europa fa suonare la campana del fallimento della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca non sarà solo il Nordest ad essere colpito. Siamo in presenza di una vera emergenza nazionale e sul piatto c'è un'offerta (l'unica) di Intesa Sanpaolo per rilevare al prezzo di 1 euro i due istituti di credito veneti alleggeriti di ogni passività. Queste sono le condizioni e questa è la realtà con la quale vanno fatti ora i conti. Le chiacchiere, come si dice, stanno a zero. Dal Governo Gentiloni-Padoan si attende un decreto. Che costa, certo, miliardi, un confronto duro con l'Europa e la capacità di spiegare all'opinione pubblica, in piena trasparenza, cosa si fa e perché.
Di fronte ad un'emergenza nazionale di questa portata dovrebbe esprimersi per la verità l'intero sistema politico, cercando se possibile di avere come bussola l'interesse nazionale e non guerre di retro-bottega politica. E se non bisogna farsi illusioni su questo punto, sia almeno il Governo a battere un colpo deciso. Al Governo, del resto, cosa si può chiedere? Di governare, appunto. Lo faccia, è il suo lavoro.
© Riproduzione riservata