L’ultimo ingresso – la scorsa settimana – di Ubi Banca come “Fondatore sostenitore” del Teatro alla Scala di Milano porta a otto gli sponsor privati che appartengono a questo ristretto gruppo e che garantiscono ognuno alla Fondazione scaligera un contributo di 600mila euro annui, con impegno rinnovabile di anno in anno. Sea, A2A e Intesa Sanpaolo erano da tempo nel gruppo, mentre gli altri cinque sono arrivati grazie al lavoro dell’attuale sovrintendente, Alexander Pereira: oltre a Ubi Banca, Bmw e Luxottica (entrati nel 2016), Dolce &Gabbana e Kuehne&Nagel (nel 2015). «I conti della Scala sono in sicurezza. Abbiamo la serenità per concentrarci sulla produzione artistica e sui nuovi progetti, in particolare quelli per i giovani», commenta il sovrintendente, che ricorda anche l’ingresso nel Cda, lo scorso autunno, di Giorgio Squinzi presidente di Mapei (già “Fondatore permanente” del teatro), che implica un contributo annuo di 3 milioni per tre anni; il raddoppio dell’impegno di Rolex, da anni partner della Prima del 7 dicembre; e la partnership con la Cassa depositi e prestiti siglata quasi un anno fa, focalizzata sul sostegno ai giovani e in particolare alle attività dell’Accademia della Scala. Proprio i giovani musicisti dell’Orchestra dell’Accademia sono protagonisti dell’ultimo progetto annunciato dal teatro, la tournée in quattro città lombarde che, grazie al sostegno della Regione e di Fondazione Banca del Monte di Lombardia, prenderà il via stasera a Varese, per concludersi sabato a Cremona, passando per Como e Pavia. Gli allievi dell’Accademia sono coinvolti anche in un’altra iniziativa voluta da Pereira, realizzata insieme con la Cdp, ovvero l’allestimento annuale di una produzione artistica di livello internazionale, del tutto paragonabile a quelle della normale stagione della Scala, che coinvolga grandi registi e direttori d’orchestra. Dopo la Zauberflöte di Mozart lo scorso anno, dal prossimo 2 settembre sarà in scena per dieci recite la Hänsel und Gretel di Humperdinck, diretta da Marc Albrecht e per la regia di Sven-Eric Bechtolf. Il «Progetto Accademia» ha il doppio obiettivo di arricchire il cartellone della Scala con nuovi spettacoli anche in autunno e di offrire agli studenti l’opportunità di mettersi alla prova in una produzione vera e propria, guidati da registi e direttori di fama internazionale.
L’intensificata attività dell’Accademia fa da specchio a quella della Scala stessa, nel solco della strategia avviata da Pereira sin dal suo arrivo, nel settembre 2014, che punta ad aumentare la produzione del teatro, anche grazie al sostegno di nuovi sponsor, in generale alla Scala o mirato su singoli progetti. Una strategia che non convince tutti i componenti del consiglio di amministrazione (preoccupati che gli sponsor provati possano sfilarsi da un anno all’altro), ma che secondo il sovrintendente è la strada giusta per mantenere la fama del Piermarini nel mondo e al tempo stesso stimolare, in una sorta di circolo virtuoso, ulteriore afflusso di risorse private e un aumento del pubblico. Per ora i numeri sembrano dargli ragione, anche al netto della stagione “speciale” legata a Expo 2015: gli spettatori nel 2016 sono stati 431.219 (e nel 2015 445.800), contro 354.500 del 2014. Anche il bilancio della Fondazione è aumentato, passando dai 107,7 milioni di euro del 2014 ai 122,5 milioni del 2016 e i circa 121 del budget preventivo 2017. Cifra che è stata confermata dal Cda (non senza divergenze al suo interno) anche per i prossimi tre anni. «Dal mio arrivo sono riuscito a garantire 11-12 milioni in più l’anno da soggetti privati», dice Pereira, aggiungendo che oggi il contributo degli sponsor è di circa 42-43 milioni, contro i 37-38 milioni provenienti da ricavi di biglietteria e altri incassi, e i 41 milioni di risorse pubbliche. A favore di questo disegno ha giocato sicuramente l’introduzione – nel 2014 – dell’Art Bonus, che consente ai mecenati di detrarre dalle tasse il 65% del sostegno a istituzioni culturali, comprese le fondazioni liriche. Un incentivo che ha sicuramente portato nuovi sostenitori alla Scala, ma che ha anche spinto alcuni sponsor di lunga data della Fondazione ad aumentare il
proprio impegno. «Siamo molto soddisfatti dei risultati. Non ho la cifra esatta, ma credo che circa la metà delle risorse private a bilancio si sia legata all’Art Bonus», conferma Pereira.
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