La positiva congiuntura internazionale e la tenuta della domanda estera - si legga export - sono certamente due componenti importanti che contribuiscono alla crescita dell’industria italiana. Ma alla base dell’inaspettato dato Istat sulla produzione di giugno (+5,3% tendenziale, +1,1% su maggio) c’è dell’altro: c’è l’effetto di quell’insieme di provvedimenti che vanno sotto il nome di “Industria 4.0”. Cioè le prime, vere e concrete misure di politica industriale organica che il sistema manifatturiero attendeva da almeno una decina di anni.
Non che dalla deflagrazione della crisi finanziaria, prima, e della recessione, poi, non sia stato fatto nulla. In un decennio però si sono susseguiti più interventi tampone che provvedimenti che avessero come obiettivo la riorganizzazione del sistema industriale e manifatturiero nel suo complesso. Germania e Francia, ben prima dell’Italia, hanno puntato su un radicale ammodernamento dell’apparato industriale scegliendo, in primis, cosa era strategico e poi indirizzando incentivi e risorse sui settori prescelti: avionica, meccanica avanzata, tecnologia delle tlc, automotive, elettronica e digitalizzazione. Modulando al contempo le politiche attive per il lavoro con i programmi universitari (così si è favorita l’occupazione giovanile), sostenendo il trasferimento tecnologico dagli atenei alle fabbriche, rafforzando la formazione professionale.
Ora che anche l’Italia si è data una netta indicazione di politica industriale con strumenti d’intervento e risorse adeguate, i segnali di rafforzamento della produzione cominciamo a delinearsi. Il comparto “attività manifatturiere”, segnala l'Istat, ha registrato a giugno un +4,9% rispetto a un anno fa, un +2% nel primo semestre e un +1,4% nel secondo trimestre nei confronti del primo. La stessa Bloomberg, commentando i dati Istat sull’attivitaà di giugno, azzarda la previsione di «forte ed espansiva ripresa economica. La crescita si sta rafforzando trasversalmente in tutti i settori», riporta l’agenzia in un’analisi.
E questa crescita trasversale è il secondo aspetto importante del dato di giugno della produzione industriale. Al di là di energia e mezzi di trasporto, in fase espansiva già da qualche mese, è evidente la consistenza degli aumenti tendenziali dei beni intermedi (+4%), dei beni strumentali (+5,1%) e dei beni di consumo (+5,6%). Segno che anche sul mercato interno la domanda ha cominciato a muoversi. Occorrerà ancora qualche mese per comprendere se la spinta dei consumi interni è concreta o meno. Così come servirà qualche dato di più per capire se la crescita dell’attività industriale sarà accompagnata da un contestuale aumento dell’occupazione.
Il Paese è solo all’inizio di un processo di crescita economica e se i numeri indicano una progressivo rafforzamento, questo non significa che i problemi siano alle spalle. In tema di recupero della produttività, di nuove relazioni industriali, di ammodernamento del mercato del lavoro, di rimodulazione permanente a livello di media europea del cuneo fiscale c’è ancora molta strada da percorrere.
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