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Noi occidentali viviamo nel migliore dei mondi recenti

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Noi occidentali viviamo nel migliore dei mondi recenti

Gentile Carrubba,

tempo fa lessi che in Cina è quasi impossibile che in caso di bisogno qualcuno si prodighi a salvarti, infatti la loro filosofia impone che nel momento in cui intervieni e salvi una persona, poi ne sei responsabile. Questo concetto, in fondo duro, impedisce agli Stati ed alle organizzazioni di comportarsi come dei novelli Ponzio Pilato (vedi problema immigrazione). Certo, la Cina non è un esempio sempre entusiasmante a livello di democrazia, la parola nel vocabolario mandarino non esisteva e l’hanno traslata dal russo (altro tempio democratico). Per concludere, da quel che so, se ricordate i fatti di piazzaTienanmen del 1989, come passa il tempo, sembra che sia stato liberato il ragazzo che era davanti al carro armato e che ancora sia in difficoltà il “carrista”, chissà forse perché non gli è passato sopra. Infine, una riflessione: nell’esistenza di ognuno, è di importanza vitale non solo il periodo in cui si nasce ma soprattutto “dove”, e noi, nonostante tutto, al momento non siamo messi male.

Lettera firmata

L’atteggiamento dei cinesi rispecchia le pretese di Totò nel film Il coraggio, del 1955: dopo essersi buttato nel fiume, ed essere stato salvato da un ricco Gino Cervi, lo squattrinato protagonista pretende di essere mantenuto, con la numerosa e ingombrante famiglia, dal benefattore, che si era preso la briga di restituirgli una vita che gli si era fatta insopportabile (salvo colpo di scena finale). Chissà se Totò, o l’autore del testo, Augusto Novelli, conoscessero a fondo i cinesi, ovvero se siano stati questi a far tesoro del film.

Fatto sta che in politica, ma non solo, la responsabilità non sembra essere particolarmente diffusa: soprattutto oggi che i politici, sotto ogni latitudine (o quasi) si fidano neanche più dei sondaggi ma esclusivamente di tweet e like, che ne mortificano ogni capacità (e velleità) di prospettare un orizzonte ai loro elettori (che perciò spesso li snobbano, dando a loro volta grande prova di immaturità e irresponsabilità nel credere che i processi di assunzione delle scelte collettive si possano basare solo su slogan e contumelie). Ma la verità del lettore sta nelle ultime righe. Proprio questa leggerezza degli elettori, irresponsabilmente (a sua volta) assecondata da gran parte dei media, fa infatti trascurare la straordinaria condizione di cui i neghittosi cittadini dell’Occidente oggi godono: benessere, salute e istruzione a livelli che lascerebbero a bocca aperta non i loro avi del Medioevo ma, semplicemente, i nonni, ai quali in Italia toccarono in sorte due o tre guerre e una dittatura spietata. Non viviamo certo nel migliore dei mondi possibili; ma nel migliore dei mondi recenti sì. Dimenticarcene significa tradire gli sforzi e i sacrifici, spesso eroici, dei nostri vecchi, e abdicare all’impegno di fare qualcosa noi, oltre che intasare gli smartphone, per migliorare a nostra volta il mondo in cui ci è dato di vivere: in condizioni che sono né drammatiche né perfette, e che quindi vanno preservate nei risultati raggiunti e migliorate per le contraddizioni che manifestano.

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