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Per cambiare bisogna abolire il valore legale dei titoli di studio

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Per cambiare bisogna abolire il valore legale dei titoli di studio

Caro Galimberti,

sul Sole 24 Ore si fa cenno spesso al tema dell’abolizione del valore legale dei titoli di studio. Credo sia difficile riuscire in questa impresa per due motivi: l’inadeguatezza dei nostri percorsi formativi, per cui una certificazione dello Stato si rende ancora e purtroppo necessaria, ma soprattutto la non applicazione della convenzioni internazionali, come quella dell’Aia. In Francia una mia alunna ha avuto difficoltà ad accedere a un master di scienze biologiche, poiché conosceva bene l’inglese, ma non il francese.

Piero Campomenosi

Caro Galimberti,

25 dei 27 Paesi della Ue hanno firmato il Fiscal compact, quasi a rimarcare le origini illuministiche dell’Europa, dove la verità non è frutto dell’esperienza sul campo, ma è calata o infusa dall’alto. A me sembra che ci siamo tirati la zappa sui piedi da soli.

Piero Campomenosi

Caro Campomenosi,

le sue due missive mettono molta carne al fuoco. Cominciamo dalla prima. Gli accorati articoli di Dario Braga (Il Sole 24 Ore del 20 luglio) e di Michele Tiraboschi (Il Sole 24 Ore del 22 luglio) allargano il problema, giustamente, all’equipazione fra pubblico e privato del lavoro di ricerca intellettuale (“solo da noi il termine ricercatore coincide con lo status giuridico di chi lavora dentro le Università”, scrive Tiraboschi), e alla “cooptazione mascherata da concorso” nelle Università, come scrive Braga.

Le riforme necessarie sono complesse e mettono tempo, ma non vi è dubbio che una precondizione (basta una legge con un solo articolo) è l’abolizione del valore legale dei titoli di studio. Nel privato è già una realtà (l’Ibm Italia o la Fiat, quando esaminano un cv, sanno apprezzare una laurea o un diploma, italiano o estero, a seconda della rinomanza di chi li ha emessi). Ma è ancora un problema per il pubblico.

Per quel che riguarda la sua alunna in Francia, non conosco le regole. Ma so che, per esempio, quando la Bocconi offre corsi in inglese non richiede che gli studenti stranieri conoscano anche l’italiano. Ma, si sa, i francesi sono francesi...

Passando al Fiscal compact, non credo sia stato un tragico errore firmare quelle regole anni fa. Ma è stato, e continua a essere un tragico errore pretendere il rispetto delle regole, in qualunque circostanza, in qualunque tempo e in qualunque luogo. Quell regole non devono essere scolpite nella pietra, ma possono e devono essere applicate con juicio (cioè a dire essere disattese, quando le circostanze cambino). Ciò detto la roccia porosa del Fiscal compact è stata scalpellata con abilità dai Governi Renzi e Gentiloni, e oggi anche la Commissione Ue sembra aperta ad applicarle con juicio.

fgalimberti@yahoo.com

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