Commenti

Il senso dei modi «bellicosi» di Trump verso il dittatore Kim

  • Abbonati
  • Accedi
Le lettere

Il senso dei modi «bellicosi» di Trump verso il dittatore Kim

Gentile Galimberti,

fra le tanti aspetti di cui noi risparmiatori dobbiamo preoccuparci (prima ero un lavoratore, adesso, in pensione, sono un risparmiatore) ci si mettono anche i rischi di guerra. Sono terrorizzato al pensiero che il dittatore nordcoreano possa dar seguito alle sue minacce e sparare testate nucleari, con le conseguenze e le ritorsioni che possiamo immaginare. E adesso ci si mette anche Trump a usare gli stessi toni di Kim e minacciare sfracelli. Con due teste calde sul dito del grilletto (anzi, di due grilletti) non è difficile immaginare che qualcosa vada storto. Siamo soppravvissuti a decenni di guerra fredda fra Stati Uniti e Russia, dato che da una parte e dall’altra c’erano centinaia di missili e di armi nucleari, ma c’era anche un telefono rosso e soprattutto c’era la minaccia di una reciproca distruzione di massa. Ma quando non c’è telefono rosso e ci sono solo teste calde, la cosa mi fa venire i brividi. Lei cosa ne pensa?

Caio Bacigalupi

Caro Bacigalupi,

in effetti sembra a prima vista preoccupante che il presidente degli Usa Donald Trump adotti lo stesso stile luciferino e minaccioso di Kim-Jong-un. Quest’ultimo ci ha abituato a esternazioni da Rodomonte, ma vedere un presidente americano che fa lo stesso fa impressione.

Fa bene Trump a fare così? Premetto che personalmente aborro questo presidente ‘non-eletto’ (prese circa 3 milioni di voti in meno di Hillary Clinton, ed è arrivato alla Casa Bianca solo grazie a quel sistema elettorale - Electoral College - che lo stesso Trump, nella notte della seconda elezione di Obama, definì in un cinguettio «una disgrazia per la democrazia»). Ma in questo caso non tutto il male viene per nuocere. So bene che i saggi e posati diplomatici direbbero che per contenere il dittatore nord-coreano bisogna insistere con le sanzioni, i negoziati, la pazienza... Ma sono molti anni che tutte queste ragnatele di incontri e di diplomazia più o meno sotterranea non portano da nessuna parte. Una volta tanto, fare la faccia feroce e battere i pugni sul tavolo, minacciando, come ha detto Trump, «fuoco e furia, quale il mondo non ha mai visto» può essere un’utile variante rispetto alle trame incruente della diplomazia. Come dice un mio cognato calabrese, «a brigante, brigante e mezzo».

Ma tutto questo aumenta la probabilità di un esito da “guerra calda”, o, peggio, “radioattiva”? Spero di no, credo di no. Quando Saddam Hussein invase lo Yemen, lo fece perché pensava che l’Occidente non avrebbe reagito. Se avesse saputo che invece non fu così, non avrebbe perso la faccia, lo Yemen, e, da ultimo, la vita. È bene che al dittatore nord-coreano siano state spiegate, in catastrofici dettagli, le conseguenze delle sue azioni. Dopotutto, anche Kim Jong-un deve avere un istinto di sopravvivenza...

fgalimberti@yahoo.com

© Riproduzione riservata