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L’Africa al di là di guerre, regimi e flussi migratori

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L’Africa al di là di guerre, regimi e flussi migratori

Il rapporto dell’Europa con l’Africa è prevalentemente orientato al contenimento del flusso migratorio, ma per un continente che si appresta a superare la popolazione dell’ India e della Cina, servirebbe da parte dell’Europa una visione di medio-lungo termine non solo per «aiutare gli africani a casa loro», ma per intensificare una interazione nella produzione di beni e servizi. Molti prodotti agricoli africani sono il primo anello della catena di valore che poi termina con la vendita di prodotti in Europa. Una parziale delocalizzazione in Africa della trasformazione dei prodotti agricoli ridurrebbe la sperequazione nella distribuzione del valore finale dei prodotti agricoli trasformati e creerebbe lavoro e potere d’acquisto in Africa e quindi minore spinta all’emigrazione. Ma in quale misura questo maggiore potere d’acquisto aumenterebbe l’importazione di prodotti europei piuttosto che cinesi? E in quale misura la parziale delocalizzazione in Africa sarà attuata proprio dalla Cina? L’Europa dovrebbe essere competitiva in alcuni settori per evitare che sia soprattutto la Cina a beneficiare dei possibili futuri incrementi di potere d’acquisto degli africani .
Ascanio De Sanctis

Roma

Caro De Sanctis,
Dopo avere per decenni coltivato i rapporti con l’Africa a suon di aiuti allo sviluppo (troppo spesso fagocitati dai regimi al potere) e di accordi commerciali più o meno favorevoli, dopo aver assistito più di recente alla rapida penetrazione cinese nel continente che di fatto l’ha marginalizzata, ora l’Europa riscopre l’Africa in funzione di contenimento dei flussi migratori. E per questo lancia nuovi fondi e programmi per crearvi sviluppo economico e fermare un esodo che, dati i ritmi di crescita demografica, in prospettiva potrebbe diventare biblico. Ci riuscirà? Non c’è dubbio che tra Europa e Africa ci sia un potenziale di sviluppo sul filo della complementarità. Ma ci vorrà tempo, molto tempo, per superare diffidenze e incomunicabilità diffuse oltre che profondi divari culturali ed economici che è difficile riuscire a ripianare in pochi anni. In breve, l’Africa è un’enorme opportunità ma ancora quasi tutta da costruire.

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