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Diamanti, clienti in difficoltà: migliaia premono, rimborsi…

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In cerca di tutela

Diamanti, clienti in difficoltà: migliaia premono, rimborsi per pochi

(Reuters)
(Reuters)

Decine di migliaia di italiani, negli anni, hanno dato fiducia alle società che intermediano diamanti da investimento e alle banche che li propongono. Le somme allocate si collocano in prevalenza fra i 15mila e i 40mila euro per investitore, ma non mancano importi maggiori. Il Sole 24 Ore è in possesso di “posizioni di investimento” o “posizioni cliente” in diamanti, documenti che Idb e Dpi inviavano periodicamente ai propri clienti.

Si tratta di “rendiconti” che riportano tipologia delle pietre acquistate e loro valore, sia al momento dell’investimento che a quello della rendicontazione. Documenti che non mancano di segnalare “l’incremento medio annuo” del valore delle pietre, secondo la terminologia utilizzata da Dpi, o addirittura di definire come “rendimento” la variazione dei prezzi tra “capitale investito” e “valore attuale”, secondo la terminologia che emerge dai documenti di Idb. Ma dopo averli acquistati, oggi molti non riescono a rivendere i propri diamanti.

I risparmiatori così ricorrono alle associazioni dei consumatori: da luglio le richieste di aiuto di acquirenti di diamanti si sono impennate. Solo quelle pervenute all’associazione Aduc superano le 200.

Due pesi e due misure
I piccoli investitori sono in cerca di vie d’uscita, ma non tutti hanno lo stesso trattamento. Lo testimoniano alcune comunicazioni che Il Sole 24 Ore ha potuto leggere. Questo il tenore di una email inviata il 21 settembre da un cliente di Intesa Sanpaolo: «Stamane ore 9.15 sono stato contattato dalla responsabile di area di Intesa Sanpaolo che mi ha comunicato quanto segue: “Buongiorno dottore, presa visione della sua richiesta di appuntamento, ho il piacere di comunicarle che l’istituto ha deciso di intervenire in prima persona per risolvere l’impasse in cui versa la Diamond Private Investment per cui lei sarà convocato tra pochi giorni per riconsegnare i diamanti e sarà rimborsato della somma da lei versata senza spese e commissioni”. Si sono raccomandati discrezione poiché questo trattamento è riservato a pochi selezionati clienti». Questo poi l’esito dell’incontro in filiale, secondo una seconda email dello stesso investitore datata 26 settembre: «Tutto si è svolto tranquillamente: sono uscito con la dichiarazione della responsabile del settore investimenti in diamanti che attesta che il rimborso del totale da me pagato all’acquisto verrà accreditato sul mio conto corrente entro massimo due giorni. Mi hanno chiesto la più grande riservatezza visto che questo trattamento è riservato solo a pochi clienti. Non si capisce perché io sia tra i pochi eletti: non ho perso l’occasione di farlo notare ma non vi è stata risposta».

Opposto l’esito della vicenda di un’investitrice 43enne disabile, secondo un’altra email: «Dopo un incontro nella mia abitazione a gennaio 2012 tra il precedente consulente finanziario che seguiva il mio patrimonio finanziario, in seguito a un incidente con disabilità in carrozzina, e il rappresentante della zona dove risiedo di Idb, sostituito nel tempo da un altro suo collega, il 17 febbraio 2012 avevo acquistato da Idb di Milano due pietre per un valore di 20.916,38 euro. Sentito la scorsa primavera, questo signore mi riferiva che, in seguito alla puntata di Report che aveva creato difficoltà alla società, fino a giugno 2017 sarebbe stato tutto in stand by. Poi la stessa persona mi aveva spedito una lettera da me conservata, da una società che non è Idb bensì una ditta in Friuli, con mandato a vendere le due pietre che sono intestate anche a mia madre. Vedendo la situazione in generale, non mi sono fidata, a maggior ragione sapendo che Idb non può vendere nessuna pietra».

Investitori in mezzo al guado
Una fonte spiega che Intesa ha reso il prezzo di acquisto a un numero limitato di clienti che lo hanno richiesto, in possesso di diamanti dalle caratteristiche meno commerciabili, assumendosi direttamente il mandato della rivendita in precedenza in capo all’intermediario. Le richieste non supererebbero l’1% dei clienti di diamanti della banca. Al momento, aggiunge la fonte, non ci sarebbero clienti con pietre invendute. Nessun commento è stato rilasciato invece da UniCredit, Banco Bpm e Mps sull’opportunità di un intervento a favore dei clienti simile a quello proposto da Intesa.
I risparmiatori coinvolti sono così in mezzo al guado. Secondo Giuseppe D’Orta, responsabile per la tutela del risparmio di Aduc, «il settore può essere definito un mercato solo all’ingrosso, cioè tra i broker. Per i piccoli investitori invece non è tale perché non esiste possibilità di scambi diretti a livello retail o certezza di prezzo: i listini dei diamanti di Idb e Dpi sono autoprodotti, manca una rilevazione ufficiale. Ma le banche, Intesa Sanpaolo in testa, non possono usare due pesi e due misure con i loro clienti coinvolti nella vicenda: gli istituti conoscevano la situazione sin dall’inizio e hanno lucrato laute commissioni». Azioni legali collettive non sono previste dalle norme nazionali. Aduc sta preparando reclami individuali: «Chi ha acquistato diamanti non deve perdere tempo. A oggi l’unica strada è agire, in forma scritta, nei confronti dei broker Idb e Dpi e delle banche che hanno “tramitato” gli ordini. Gli esiti dell’istruttoria dell’Antitrust e dell’inchiesta penale di Milano forniranno il quadro necessario per poter definire meglio le strategie legali», conclude D’Orta.

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