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Se le esperienze-chiave restano alla portata di una minoranza

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Le lettere

Se le esperienze-chiave restano alla portata di una minoranza

Gentilissimo Luca,

iniziamo col presentarci: Luisa è allieva alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, dove sta concludendo il percorso di LM in Innovation Management; Diletta studia Public Policy alla Hertie School of Governance di Berlino. La prima toscana e studentessa presso una delle Università d’Eccellenza d’Italia, l’altra una siciliana diventata expat per il suo percorso di specializzazione. Crediamo che i nostri punti di somiglianza e differenza costituiscano un ottimo mix da cui partire per restituire una visione giovane e personale sulla nostra visione del lavoro del futuro o, meglio, sulla generazione che in futuro dovrà cercarlo e/o svolgerlo. “La narrazione sul futuro che guida le azioni presenti verso le conseguenze”, sembra essere la ricetta perfetta del lavoro del domani e rappresenta il nostro quotidiano sforzo di aggiornarci per cercare di essere sempre più spendibili e utilizzabili sul mercato. Molti dei nostri sforzi e delle nostre azioni si concentrano nel difficile tentativo di prevedere e poi segnalare al mondo circostante quanto valiamo. (…)

Ma quali sono gli elementi che caratterizzano il reale “mondo del lavoro” ai nostri occhi di ragazze (quasi) neo-laureate desiderose di ritagliarsi un posto nella società contemporanea? (…) Se è vero che la soddisfazione lavorativa un tempo la si raggiungeva quando alcune aspettative venivano confermate, è vero anche che la nostra generazione ha imparato a rinunciare all’idea di una carriera “lineare” per abbracciare un paradigma professionale in cui il “reinventarsi” rappresentano la normalità. Una seconda evidenza (confermata da ciò che abbiamo osservato nel corso dei nostri “fortunati” percorsi ed esperienze di studio) è che in Italia “l’ascensore sociale” avrebbe bisogno di un deciso intervento di manutenzione: infatti nonostante l’erogazione di borse di studio da parte di vari Enti (universitari e non), l’educazione universitaria e postuniversitaria d’eccellenza sono investimenti da ritenersi ancora per i più fortunati: percorsi di specializzazione, master o tirocini sono esperienze fondamentali per dotarsi di nozioni e competenze diversificate. Sono strade spesso precluse a chi non può contare su una famiglia in grado di fornire un supporto economico adeguato. Il “candidato”, Millennial o appartenente alla generazione Y o Z, viene selezionato sulla base di requisiti, spesso posti come essenziali, ma difficili da possedere per chi ha da poco lasciato il mondo universitario o si appresta a farlo. (…) È assodato che le generazioni attuali e future avranno mansioni e routine in cui la digitalizzazione e l’aggregazione di dati da fonti eterogenee ricopriranno un ruolo sempre più centrale: l’enfasi su Big Data ed Internet of Things deriva dalla possibilità di scoprire associazioni e legami causali importanti per impostare strategie di impresa e politiche pubbliche più mirate ed efficaci. Tali “motori del progresso” si associano ai paradigmi contemporanei della comunicazione e della condivisione che, in quanto elementi costanti e imprescindibili del nostro vivere quotidiano, hanno confermato nell’immaginario comune l’idea di un dipendente/impiegato inteso sempre più come “risorsa umana” e sempre meno come “persona”. Sembra quindi opportuno, se non necessario, che coloro che si apprestano a iniziare un proprio percorso professionale si applichino per trovare e mantenere un insieme di valori che guidano le scelte in materia di impiego. Ad avviso di chi scrive tali valori dovrebbero imperniarsi su una concezione più propriamente “umanistica” della professione e dell’individuo lavoratore, secondo la quale: - essere “imprenditore di se stessi” non significa necessariamente incarnare il modello del “candidato perfetto”: si tratta piuttosto di capire quale sia il livello e il tenore di vita cui veramente si aspira e il tipo di persona che si vuole essere nel lungo periodo , e non lasciare che tale aspirazione sia infranta al primo colloquio (…) Speriamo semplicemente che il nostro percorso e le nostre idee possano essere un piccolo tassello del puzzle che stai cercando di ricostruire. Ti lasciamo quindi con quello che abbiamo, unico elemento imprescindibile e necessario per la costruzione di un mondo migliore: una sana e inguaribile fiducia nei confronti del mondo che ci circonda. Grazie per l’ascolto.

Luisa Caluri, Diletta Di Marco


Care Luisa e Diletta

Solo partendo da una certa fiducia si può innovare in modo strategico e non ribellistico: non guaritene! Ringrazio per la tessera del puzzle. Soprattutto per la testimonianza del cambiamento culturale in atto. Ho l’impressione che in questa grande trasformazione sia l’evoluzione della società a fare la differenza, più che quello dei politici. La versione completa della lettera è sul blog Crossroads di Nòva100.

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