Nei prossimi cinque anni nel mondo si costruiranno centrali elettriche “pulite” per una potenza complessiva di un milione di megawatt, pari alla metà di tutte le centrali a carbone costruite negli ultimi 80 anni. Di questi nuovi impianti alimentati con energia rinnovabile la fetta maggiore, 440mila megawatt, verrà dai pannelli fotovoltaici, cioè quelli in cui il silicio produce un flusso di corrente quanto viene colpito dalla luce del sole.
Questi numeri sono citati da Fatih Birol, direttore esecutivo dell’Agenzia internazionale dell’energia (Aie), e in sostanza ci dicono: prepariamoci al ribaltone energetico. La transizione energetica pare molto più veloce e molto più sconvolgente di quanto ci si aspettasse. Dopo l’èra del carbone e dell’acciaio, dopo l’èra del petrolio e della plastica, arriverà in un battibaleno — forse è già qui — l’èra del silicio (per l’energia) e del silicio (per la produzione). Lo dice il nuovo rapporto dell’Agenzia internazionale dell’energia (Aie) intitolato Renewables2017, un documento che declina le tendenze di oggi sulle previsioni a medio termine per i cinque anni a venire.
Lo studio dell’Aie, coordinato dal capo della divisione delle rinnovabili dell’Aie, l’italiano Paolo Frankl, viene presentato oggi a Londra e traguarda il mercato delle fonti rinnovabili di energia dal 2017 fino al 2022.
Ma prima di entrare nel dettaglio dell’analisi Aie, un dato istantaneo: l’energia elettrica prodotta avant’ieri con il vento. Lunedì 2 ottobre il 18,2% della corrente prodotta in Europa è stata generata dai “ventilatori” eolici. Il 52% della domanda industriale. In Germania lunedì il vento ha fornito addirittura il 43,9% del fabbisogno nazionale, ovvero il 91% del consumo dell’industria tedesca. (fonte Wind Europe).
«Il rapporto di mercato di quest’anno — osserva Frankl - rivede al rialzo le stime dell’energia rinnovabile, soprattutto per il solare fotovoltaico. La capacità istallata è in crescita di un terzo, cioè del 50%, con importanti cambiamenti delle politiche in due Paesi chiave, cioè Cina e India».
Il caso della Cina è forse il più interessante. L’anno scorso il governo di Pechino nel tredicesimo Piano quinquennale aveva individuato l’obiettivo per l’anno 2020 di istallare 105mila megawatt di impianti solari fotovoltaici. Ebbene, come andrà? «Andrà che già ora sono arrivati a quell’obiettivo che era programmato per il 2020», risponde Frankl. «Il target per il 2020 viene raggiunto adesso, alla fine del 2017 con tre anni di anticipo, e prevediamo che per il 2020 la Cina sarà riuscita a istallare addirittura il doppio rispetto a quanto programmato, 206mila megawatt di impianti fotovoltaici».
Ed ecco il caso dell’India. Quell’India che fino a qualche mese fa mandava al mondo segnali di cautela sul tema delle emissioni di CO2 e delle fonti pulite di energia. I messaggi che uscivano dal Governo di New Delhi erano più o meno: siamo d’accordo sulla decarbonizzazione, ma noi dobbiamo svilupparci e il carbone ci serve. Ma nei mesi scorsi lo scenario è cambiato. Sono state bandite alcune gare per la fornitura di elettricità con fonti rinnovabili, e i prezzi usciti dalle aste sono stati attorno ai 4 centesimi di dollaro per chilowattora. Addirittura più convenienti rispetto al carbone, combustibile che in India è tariffato. «Cambia radicalmente la narrativa in un Paese, l’India, che certo non rinuncerà al combustibile fossile ma che s’è dato anche obiettivi molto ambiziosi per le fonti rinnovabili», osserva Frankl.
Quelli che si è data l’India sono forse obiettivi troppo lusinghieri, vista la struttura inadeguata delle reti elettriche, degli strumenti finanziari e delle normative di settore, ma secondo le previsioni dello studio Aie nei prossimi cinque anni l’India sorpasserà l’Europa in termini di crescita del mercato delle fonti rinnovabili. L’Europa nel frattempo continua a essere uno dei mercati di riferimento, ma nel suo complesso non riesce a liberarsi del costosissimo sistema dei vecchi incentivi.
Lo studio di mercato dell’Agenzia internazionale dell’energia conferma il ruolo trainante che avrà il settore solare fotovoltaico, che con le nuove tecnologie sta entrando in una fase nuova di posizionamento. Già dal 2016 il solare potrebbe essere la prima fonte rinnovabile per crescita e, se si contano anche le uscite di scena degli impianti più vecchi, secondo lo studio Aie potrebbe avere superato perfino la capacità istallata del carbone.
L’industria fotovoltaica cinese potrebbe arrivare al 60% della produzione mondiale di pannelli solari per 100mila megawatt l’anno (il 75% se si conta Taiwan).Aggiunge Frankl dell’Aie: «Serviranno reti elettriche migliori e interconnesse, serviranno molte centrali termoelettriche ad alta flessibilità, dovrà essere sviluppato lo stoccaggio in ogni forma (idroelettrico “di pompaggio”, stoccaggi di calore o di freddo, accumulatori e batterie)».
Il cambiamento delineato dall’Aie può far pensare a quello che c’è stato nell’informatica: ogni cittadino del mondo oggi ha in tasca uno smartphone con una capacità di calcolo incomparabilmente più grande rispetto ai calcolatori a schede perforate che erano oligopolio di pochi centri di ricerca.
Secondo questo scenario, fra alcuni anni sui tetti di tutte le case del mondo ci sarà il pannello per farsi da sé la corrente. Per ricaricare l’auto elettrica, scaldare la casa, cucinare senza dipendere dall’azienda elettrica né dal tubo del metano. Un cambiamento che produrrà tensioni espresse non solamente in volt.
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