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I costi nascosti dietro i negoziati per la Brexit

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I costi nascosti dietro i negoziati per la Brexit

Caro Galimberti,
da buon fiorentino sono contento che il primo ministro britannico Theresa May, abbia scelto Firenze per fare un discorso su quel che succederà con la Brexit, all’Europa e al Regno Unito. Il discorso è pieno di magniloquenti legami Inghilterra, Italia, Europa, ed è pieno di buone intenzioni (delle quali, come si sa, sono lastricate...). Ho un figlio che vive da tre anni a Londra, e, malgrado le assicurazioni della May, sia lui che io siamo preoccupati.
Io mi domando: ma c’era veramente bisogno della Brexit? Dal giorno del referendum si sono tutti sciacquata la bocca con la Brexit, e non si parla d’altro. Ci voleva la Corea del Nord per distogliere un po’ l’attenzione, ed è tutto dire. Mi dica, tornando a mio figlio, se ci dobbiamo preoccupare.
Un saluto.
Nanni Fratangelo

Caro Fratangelo,
per quanto riguarda suo figlio, io non mi preoccuperei e crederei alle assicurazioni della May. Per quanto riguarda la sua domanda: ma c’era veramente bisogno della Brexit? Ebbene, ho già avuto modo di parlarne su queste colonne. Per parafrasare Talleyrand, direi che la Brexit è stata «peggio di un crimine, un errore». Pensiamo a come la Brexit abbia riempito le pagine dei giornali, i discorsi della gente (sciacquarsi la bocca, lei dice), i rapporti delle Cancellerie, le minute diplomatiche, gli incontri ai vertici e ai sotto-vertici e ai sotto-sotto-vertici, le energie, il tempo, i soldi e i milioni di ore di lavoro degli addetti ai lavori e non spesi a fare piani e sotto-piani per il pre-Brexit, il Brexit e il post-Brexit. Quel che gli economisti chiamano il “costo di opportunità” (cioè quel che si potrebbe fare dirigendo le risorse spese verso usi alternativi) della Brexit è enorme. Il furioso e incessante lavorìo sul da farsi rappresenta un costo della Brexit che va al di là dei costi macroeconomici (in termini di Pil, occupazione, scambi...).
Ricordo che ai tempi dell’iperinflazione in Argentina, quando i prezzi crescevano di giorno in giorno, all’ora di pranzo gli impiegati mangiavano qualcosa scambiandosi affannosamente notizie sui prezzi e sulle maniere migliori di difendere i propri soldi. Il costo dell’iperinflazione è anche questo: lo spreco di tempo ed energie senza nessuna utilità sociale, gli sforzi tesi a minimizzare i danni piuttosto che a oziare beatamente o a divertirsi o a escogitare una migliore trappola per i topi. E gli sforzi per districarsi nei labirinti della Brexit assomigliano proprio a quelli.
È vero, tuttavia, che non c’è spina senza rosa: Brexit potrebbe ancora portare – vedi la “legge delle conseguenze non volute” – a una Europa continentale più unita e più decisa a opporre alla disgregazione nuove forme di integrazione economica e politica. Incrociamo le dita.
fabrizio@bigpond.net.au

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