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La mediazione discreta di Bruxelles nella partita catalana

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La mediazione discreta di Bruxelles nella partita catalana

Gentile dottoressa Cerretelli, con tutti gli avvenimenti che si sono susseguiti nell’ultimo anno, partendo dalla Brexit passando per Macron le elezioni tedesche con l’intermezzo di qualche missile coreano qua e là non ci siamo annoiati. Per non farci mancare niente ecco il referendum catalano. Un popolo alla ricerca della propria indipendenza sin dai tempi dell’invasione dei visigoti. Certo il governo di Rajoy ha fatto di tutto per fare una bella figura e purtroppo per lui l’hanno visto tutti passare dalla ragione al torto, per mezzo della Guardia Civil, non era da tutti. Ciliegina sulla torta la debolezza politica della comunità europea è emersa in tutta la sua forza. Sembrava che le cose avessero preso un piega favorevole e capita di tutto, non c’è pace sotto tra ulivi. Le contraddizioni europee, si cerca un’intesa tra i vari Paesi, risultato: sono più di settanta anni che non ci spariamo cannonate ed ecco che problemi regionali scuotono la comunità, sì ha ragione al momento l’Europa sta a guardare, ma forse al momento è meglio, così non si danno spunti pericolosi agli estremisti.
Marco Nagni

Caro Nagni, ufficialmente l’Europa sta a guardare perché legalmente non ha competenze sulla questione catalana. Concretamente però sta spendendosi e molto dietro le quinte per convincere le due parti a trovare un accordo che quasi certamente comporterà la riforma dell’attuale Costituzione e maggiori margini di autonomia per la Catalogna. Per il resto l’Europa vive di problemi e di crisi vecchie e nuove. Non ha il peso che potrebbe avere sulla scena globale però la gente continua a viverci piuttosto bene. Di sicuro meglio che altrove. Non è poco, anche se naturalmente tutti avremmo diritto a pretendere di più.

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