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Il nuovo nazionalismo e i preziosi dividendi dell’Unione europea

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Il nuovo nazionalismo e i preziosi dividendi dell’Unione europea

Secondo me dietro gli attuali e fin troppo pervicaci “populismi” e “secessioni” varie, sussistenti nell’ambito della Ue, si cela un disegno eversivo.

Sono trascorsi quasi 60 anni da quando furono istituiti i vari Ceca, Euratom, Mec... che, nelle aspettative dei vari Spinelli, De Gasperi, Adenauer, Schumann... sarebbero dovuti essere antesignani di una unione politica, federale, fra Stati europei.

Invece, dopo tutto questo tempo, non solo non s’è realizzato il sogno ma, degli Stati Uniti d’Europa, si è persa memoria.

La Ue, più che una istituzione mirante alla fusione politica di Paesi, continua a restare un mezzo attraverso il quale i vari Stati componenti cercano di trarre maggiori profitti possibili per i loro “nazionali interessi”. Nonostante sulle banconote “euro” siano impresse immagini di ponti e portali, simboli di collegamenti e aperture fra i popoli del nostro continente in realtà fra gli stessi avviene l’esatto contrario. Si chiudono frontiere, si erigono barriere, si respingono ai Paesi di primo attracco come Italia e Grecia quei migranti il cui esodo dalle loro terre d’origine è divenuto «inarrestabile» e l’egoismo, in Europa, fra gli Stati, continua a sussistere. Sembra che non vi sia alcuna intenzione di eliminare tale comportamento, “federarandosi”; non si fa neanche un tentativo di impostare i presupposti per creare un embrione di Stato federale.

Fra i leader europei si parla di crescita, si ciarla di progresso, di occupazione, di lotta al terrorismo e di come contrastare le migrazioni selvagge, inutilmente. Per quanto concerne poi la volontà di sedersi attorno a un tavolo, almeno da parte degli Stati più rappresentativi: Germania, Francia, Italia, Spagna... per buttar giù un abbozzo di federale cooperazione, seria, in campo economico, sociale, politico, militare... manco a parlarne. Sembra che, alla fin fine, scrollarsi delle miopi prerogative nazionali per dare spazio a un più ampio respiro e visione politico-sociale del continente, circondato o immerso nei planetari eventi odierni, per gli europei sia peggio che affrontare i dolori di un parto o di una colica renale!

Ogni Stato europeo, in fondo, vuole essere “indipendente” e basta. Nell’ambito di ogni Paese comunitario, poi, come se non bastasse, ogni regione, provincia, città, quartiere, vuole o vorrebbe conservare, pervicacemente, la sua “identita’”. Così, facendo leva su tali correnti di pensiero, tra l’altro condivise, alimentate e metabolizzate da molte persone oltre che strumentalizzate e ben foraggiate da eversive forze populiste antieuropeiste, nascono i paradossali e anacronistici desideri di confondere le semplici “autonomie” o “identita’” statali con le indipendenze vere e proprie e conseguenti secessioni dagli Stati madre.

Così, mentre nel mondo Paesi di dimensioni continentali, vedansi Cina, Russia, Usa ambiscono al predominio planetario, gli Europei percorrono un’altra anacronistica strada: quella della ancor maggiore polverizzazione sociopolitico- economico-militare e anche religiosa in nome della libertà: libertà politica, ideologica, morale, religiosa, edonistica...

Tergiversano, i governanti europei. Ogni Stato europeo, piuttosto, vuole e deve raggiungere obiettivi economici, militari, sociali... da solo.

O si crede in una federazione europea e allora ci si muova alla svelta in tal senso oppure non ci si crede e allora ognuno tiri a campare come può senza dover soggiacere a pseudo regole comunitarie, spesso demenziali o penalizzanti che non portano a niente, ma servono solo a favorire astuti interessi nazionali o lobby e interessi occulti dei quali i “mortali cittadini” non ne conoscono niente ma ne subiscono, più o meno inconsapevolmente, la perniciosa influenza sulla vita e gli eventi quotidiani.

Romolo Piccinini

Caro Piccinini, l’Europa non è e non è mai stata una realtà né un progetto facile. Ha vissuto e vive nonostante le sue contraddizioni e conflitti interni. Da tempo ha rinunciato a farsi Stati Uniti d’Europa: alla dimensione federale ha preferito quella di Unione di Stati sovrani e da essa per ora non sembra disposta a distaccarsi. La rinascita di nazionalismi ed egoismi vari oggi va a braccetto con populismi ed euroscetticismi. Il vecchio sogno è finito nel cassetto ma, nonostante i suoi evidenti limiti, l’Europa continua a distribuire dividendi positivi a tutti i suoi membri. Certo che potrebbe e dovrebbe essere migliore e adeguarsi al più presto alle sfide e ai colossi globali che l’attendono al varco. Ma questo passa oggi il convento europeo. E non è tutto male.

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