Gli imprenditori di Reggio Calabria ripartono da Gioia Tauro, dove oggi terranno l’assemblea pubblica di insediamento del neopresidente Giuseppe Nucera.
Nucera, 67 anni, imprenditore di successo del settore turistico, con un passato da sindacalista della Cgil e di politico socialista, è stato eletto presidente il 15 settembre. Dal 3 maggio il vicepresidente Francesco Arecchi aveva retto Confindustria Reggio Calabria, dopo le dimissioni dell’ex numero uno Andrea Cuzzocrea.
Sia il posto che ospiterà l’incontro (il porto, che sta attraversando una lunga crisi dalla quale vuole uscire), che il tema scelto (sviluppo e legalità per la città metropolitana) la dicono lunga sul cambio di passo che Nucera vuole dare alla presidenza della confederazione.
Ancor di più, però, è significativo il luogo dell’assemblea pubblica, che sarà lo stabilimento Dedalus nell’area portuale, dove si concentrano alcune attività dell’imprenditore Angelo Maria Sorrenti, che da anni vive sotto scorta e che a fine 2014 è stato oggetto dell’ennesima grave intimidazione. Sorrenti, come Carmelo Basile, amministratore unico della Fattoria della Piana, e Antonino De Masi, imprenditore della Piana, hanno avuto il coraggio di denunciare le cosche, pagando per questo un prezzo altissimo.
È lo stesso Nucera a sottolineare l’importanza di ripartire dalla Piana. «Gioia Tauro rappresenta la Calabria e il meridione – dichiara Nucera al Sole 24 Ore del Lunedì –, ma si deve scrollare di dosso il marchio della ’ndrangheta o l’immagine che la vuole associata solo ai container che trasportano cocaina e che nel porto vengono spesso intercettati e sequestrati dalle Forze dell’ordine. Sarò un idealista, ma il mio progetto a lungo termine è fare di questo scalo la bandiera dello sviluppo coniugato alla legalità».
Sarà pure un idealista, ma Nucera mette in campo la sua personale esperienza imprenditoriale: «Da anni ho investito molto a Sellia Marina, in provincia di Catanzaro, dove ho due villaggi turistici fiorenti che hanno portato occupazione e sviluppo. Nessuno mi è mai venuto a chiedere dove prendo il cemento o il pane o a impormi il pizzo. È la dimostrazione che dove non c’è mafia c’è sviluppo. A Gioia Tauro ci sono capannoni abbandonati, anche grazie a basisti calabresi che hanno contribuito allo sfascio dell’area. Erano mascalzoni e predatori, non imprenditori. A noi sono rimaste disoccupazione e l’etichetta di mafiosi. Ora ci vuole una rigenerazione completa».
Da soli, però, non si raggiungono gli obiettivi e Nucera lo sa bene. «Sto cercando di mettere insieme le forze che possono accompagnare questo progetto – dice d’un fiato – e mi auguro che tutta Confindustria nazionale sia al nostro fianco».
Il dialogo è partito, così come è in fase avanzata con la Procura, la prefettura e la questura. «Il questore Raffaele Grassi sa fare bene il suo mestiere così come il prefetto Michele di Bari – continua nel ragionamento il presidente di Confindustria Reggio – e non perdono tempo. Dicono al nostro mondo: “Fate la segnalazione e la denuncia, che poi siamo noi a condurre le indagini”. Inviterò il questore ai prossimi direttivi, così come avevo già fatto per l’assemblea odierna, ma Grassi è impegnato a Roma».
Anche monsignor Francesco Oliva, vescovo della diocesi di Locri-Gerace che Nucera ha incontrato settimana scorsa e che da tempo è schierato contro la ’ndrangheta, è pronto ad accompagnare un cammino condiviso.
Nel corso dell’assemblea si parlerà di edilizia, un settore che fa da volàno alla ripresa. In questo momento in provincia ci sono a disposizione oltre 1,3 miliardi che possono essere spesi. «Siamo pieni di soldi, non abbiamo bisogno di altre risorse finanziarie – conclude Nucera –, oltre a quelle della Comunità europea e delle altre fonti (si veda il grafico a fianco), ma abbiamo bisogno di spenderle bene e in fretta. L’azione della magistratura e della prefettura, che sta facendo piazza pulita di mafiosi e di persone vicine a mafiosi nel settore edile, è lodevole. Resta il problema serio delle maestranze: si devono colpire i criminali e non i lavoratori. Il problema si pone nel momento in cui le aziende vengono prese in carico dagli amministratori giudiziari».
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