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Una Cina così forte impone all’Europa di ripensarsi in fretta

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Una Cina così forte impone all’Europa di ripensarsi in fretta

Il congresso del partito comunista cinese, che ha riunito i 2.300 delegati da tutto il Paese, è terminato. Dopo i 203 minuti del discorso del presidente Xi Jinping e dopo le sue promesse di una Cina prospera e padrona del mondo grazie alla «One Belt One Road Initiative», dal congresso esce la figura dominante di un presidente che vuole segnare un’era, che ha messo il proprio nome nella costituzione del partito come avvenne per Mao Zedong. Si tratta di una figura che sta per diventare guida ideologica, un presidente che nelle proprie mani accentra un potere immenso. L’Europa sta alla finestra, mentre la Cina sceglie di mettere al vertice un uomo che entrerà nel mito? Cambierà il modo di confrontarsi con un presidente così “ingombrante” e potente? Ci saranno nuove opportunità a livello commerciale e di investimenti o nuove chiusure, davanti a un partner così in ascesa?

Paolo D’Alessandro

Caro D’Alessandro,

l’assertività personale e programmatica del presidente cinese Xi Jinping insieme al suo annuncio di una «nuova era» per il Paese dovrebbero indurre l’Europa ad accelerare la sua corsa verso la propria ricostruzione: per diventare più consensuale tra i suoi cittadini, più competitiva ed efficiente sul fronte economico e finanziario. Dovrebbero: il condizionale è d’obbligo perché di fatto il progetto e magari anche un po’ di volontà politica ci sarebbero ma per ora mancano altri due ingredienti essenziali: la concordia tra i 27 Paesi sugli obiettivi finali e la stabilità politica di Governi sempre più lavorati ai fianchi da partiti populisti, nazionalisti e anti-sistema. Se continuerà così, purtroppo l’Europa rischia di continuare a subire l’enorme vitalità della Cina invece di riuscire a sfruttare le gigantesche opportunità del suo sviluppo economico e del suo mercato.

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