Gentile Galimberti,
mi ha fatto piacere leggere sul sito del Sole il suo articolo sul Nobel a Thaler. Mi sembra che l’economia stia in un certo qual modo venendo alle stesse conclusioni di Ludwig Von Mises, sull’azione umana. Stiamo spostando l’economia dalla matematica alla psicologia, un cambiamento che forse abbiamo tardato troppo a intraprendere.
Marco Dal Prà
Caro Dal Prà, è vero, negli ultimi dieci anni - dalla Grande recessione del 2008-2009 all’ondata di populismo che ha investito i sistemi economici e politici di tanti Paesi - la scienza economica ha dovuto rivedere tanti assiomi e tante convinzioni sul modus operandi dell’economia. La rivalutazione di John Maynard Keynes non si ferma al fatto che, nolenti o volenti, i Governi hanno dovuto mettere in atto politiche keynesiane per contrastare la recessione; si allarga alla vasta concezione che il grande economista aveva dell’economia. Come scrisse negli anni Trenta nella commemorazione di Alfred Marshall, l’economista «deve essere in un certo modo matematico, storico, statista, filosofo; maneggiare simboli e parlare in vocaboli; vedere il particolare alla luce del generale; toccare astratto e concreto con lo stesso colpo d’ala del pensiero. Deve studiare il presente alla luce del passato e in vista dell’avvenire. Nessuna parte della natura e delle istituzioni dell’uomo deve essere fuori dal suo sguardo. La sua attitudine deve essere determinata e disinteressata al tempo stesso; così distaccato e incorruttibile come un artista, eppure talvolta così concreto come un politico».
L’economia da allora aveva preso una strada troppo formalista e troppo dominata da modelli. Eppure, come scrissi nel libro «L’economia spiegata a un figlio», a conoscerla sino in fondo, l’economia rivela anche tante altre facce, e quando riconosca essa stessa di non bastare, quando, per dirla con Petrarca, «volga la vista disiosa e lieta» alle altre scienze dell’uomo - storia e politica e psicologia e biologia e sociologia -, l’economia diventa anche simpatica.
È vero che del rapporto fra l’uomo e il mondo l’economia guarda solo una parte: il benessere materiale, l’uso che facciamo delle risorse che grattiamo faticosamente dalla crosta del pianeta. Ma è anche vero che l’economia non è gelosa e si apre volentieri a tutto l’uomo e a tutto il mondo. È vero, l’economia predica l’efficienza, il risparmio delle risorse, il massimo risultato col minimo mezzo... Ma non deve dimenticare la lezione del «Piccolo Principe»: lui incontra un mercante che vende pillole contro la sete; basta prenderne una la settimana e non si prova più il bisogno di bere. «È una grossa economia di tempo - dice il mercante - gli esperti hanno fatto i calcoli. Si risparmiano cinquantatré minuti alla settimana». «Io - dice il Piccolo Principe - se avessi da spendere cinquantatré minuti alla settimana camminerei piano piano verso una fontana...».
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