Dottor Fabrizio Galimberti,
In questi giorni mi hanno colpito avvenimenti quasi simili, che hanno interessato sia gli Stati Uniti che il caro e vecchio continente e di come siano stati trattati. Dopo la riunione della Bce, affrontata come al solito, brillantemente da Draghi, con la riduzione e contemporaneo prolungamento con eventuale flessibilità del quantitative easing (QE), per dare ossigeno ai Paesi ancora indietro. In Europa è stato introdotto nel marzo del 2015, non senza difficoltà e resistenze, in quello stesso periodo la Fed introduceva il tapering, ovvero la fine del loro Qe, questo per dire che forse siamo intervenuti un po’ in ritardo, per non parlare degli aiuti al sistema bancario. Senza considerare l’intervento dello Stato sul Monte dei Paschi di questi giorni, ammontavano allo 0,2% del Pil contro un 7% della Germania, soltanto che il loro intervento è avvenuto ben prima che fosse introdotta la legge sul bail in. L’altro argomento riguarda noi più da vicino, ovvero la nomina di Jerome Powell. Negli Usa, nonostante il lavoro della Yellen fosse stato considerato da tutti molto buono, non c’è stata nessuna levata di scudi per la sua non riconferma, era in scadenza del mandato ed è stata fatta una scelta, per molti magari può essere considerata strana, già perché Powell nonostante sia nella Fed da anni, non è un economista, bensì un avvocato, poi da quello che viene scritto nei giornali è considerato una “colomba” e sempre molto vicino alla linea della ormai ex presidente della Fed. Poi penso al pandemonio che si è scatenato intorno alla riconferma di Visco quale Governatore della Banca d’Italia, credo che la manchevolezza della non conferma sia stata nei termini, nel senso, una cosa è presentare una mozione due o tre mesi prima ed una a pochi giorni dalla scadenza del mandato, è sembrata una mossa squisitamente politica per impressionare l’elettorato composto in gran parte di risparmiatori. In chiusura devo dire che forse un ricambio all’interno del direttorio fosse auspicabile, ed io non ho conflitti di interessi, il mio svantaggio consiste solo che la mia è una voce piuttosto fioca in questo mondo così rumoroso.
Grazie per la sua pazienza
Marco Nagni
Caro Nagni, le Banche centrali venivano considerate fino a non molti anni fa come rispettabili, solide e un po’ noiose istituzioni in cui signori in doppiopetto manovravano con sussiego monete e tassi. Ma, dai tempi della crisi in poi, le banche centrali, come Clark Kent nei fumetti di Nembo Kid, si sono levate giacca e cravatta e si sono trasformate in tanti Superman. Hanno tirato fuori dalla vecchia Santabarbara nuove e immaginifiche armi, come il Qe, si sono avviate nella terra incognita dei tassi negativi (hic sunt leones) e hanno coraggiosamente cercato di estendere la loro influenza oltre i tassi a breve, scendendo con passi pesanti in quella terra del mercato che erano i tassi a lunga.
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