A proposito del blitz dei 13 neofascisti del Veneto Fronte Skinhead nell’associazione pro migranti “Como senza frontiere”, intellettuali e politici di destra, oltre a ridimensionare la gravità dell’episodio, hanno sostenuto che «l’abitudine a interrompere, lezioni, assemblee, lavori è tipicamente sessantottina». A me non pare che sia così. Nel febbraio del 1930, giovani studenti fascisti tentarono di interrompere le lezioni che Giuseppe Antonio Borgese, critico letterario, scrittore, giornalista e docente di estetica, teneva all’università di Milano. Nello stesso periodo, all’università di Firenze, una mattina, mentre lo storico Gaetano Salvemini faceva lezione, i fascisti gli scatenarono contro una gazzarra. Mistificare la storia del passato non fa bene al futuro della nostra nazione.
Lorenzo Catania
Catania
Il commento citato è particolarmente sconclusionato; e l’episodio al quale si riferisce è obiettivamente grave nonché indice di nostalgie mortifere che non hanno giustificazione di alcun genere.
Aggiungo che esso si colloca all’interno di due tendenze che pure non possiamo ignorare. La prima è la presenza nel dibattito italiano (e non solo) di una linea di intolleranza per le opinioni diverse che è profonda e perdurante, né certo limitata alla violenza sessantottina, che comunque ci fu e voleva dichiaratamente sovvertire le regole della democrazia liberale (derubricata a “democrazia formale”) a favore di una aggiornata forma di democrazia dei soviet. Sarebbe il caso che, ricordando quest’anno il centenario della rivoluzione russa e apprestandocisi in quello prossimo a commemorare (speriamo con intelligenza critica) il cinquantenario del ’68, si considerassero anche questi aspetti.
La sfiducia nel confronto e nel dibattito delle idee che sfocia nella violenza fisica è oggi esasperata dall’indifferenza verso la violenza digitale che corre in rete e sui social, non meno preoccupante e rischiosa per il funzionamento di una democrazia. Capita che anche personaggi insospettabili diano la stura ai peggiori sentimenti, che dalle fake news degenerano e nell’aggressione verbale e nell’intolleranza generalizzata.
Dunque, vigilanza e condanna senza alibi e comprensione per i nostalgici della violenza fascista (compresa quella che ha preso di mira Repubblica), ma attenzione non meno occhiuta e intelligente nei confronti di un clima rancoroso, violento e conformista nel quale le differenze (sempre più labili) tra le diverse posizioni politiche si annullano e si confondono in un sostanziale distacco dalle regole della democrazia liberale, oltre la quale, per ora, c’è solo l’orrore del Grande Fratello.
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