Gentile Cerretelli,
l’Europa è sopravvissuta a tanti test elettorali nel 2017 (Marine Le Pen non è diventata presidente della Francia, la destra non ha sfondato in Olanda) e ora fa i conti con una Germania senza Governo da mesi, dopo il voto di settembre e con un’Austria che ha svoltato violentemente a destra. Quali sono gli appuntamenti elettorali del 2018 che potrebbero destabilizzare in qualche modo l’Unione? Quali i fattori di rischio per una Ue che si barcamena sempre in acque più o meno agitate?
Anna Calligaro
Cara Calligaro,
di elezioni quest’anno, tra legislative, regionali e locali, ce ne saranno almeno sette in Europa. Salvo quelle che si aggiungeranno strada facendo. Probabilmente in Spagna.
Di quelle in calendario, le elezioni italiane sono le più importanti per la stabilità del Paese e quindi anche dell’Unione. Poi il voto è previsto in Belgio, Irlanda, Finlandia, Olanda, Repubblica Ceca e Ungheria.
Potenzialmente l’Italia rappresenta il rischio maggiore, se il risultato sancisse una sostanziale ingovernabilità, per montagna di debito pubblico da gestire proprio quando la Bce si prepara a porre fine al Quantitative easing e a rialzare i tassi di interesse. Ma un altro grosso rischio potrebbe arrivare dalla Germania, se Angela Merkel non riuscisse a comporre il Governo. Per le crisi in essere in Spagna e Polonia, per citare le più visibili, e per quelle impreviste purtroppo c’è solo da aspettare e vedere.
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