Gentile Direttore,
l’articolato intervento di Carlo Calenda e Marco Bentivogli ospitato ieri dal Sole 24 Ore ha il merito – tra gli altri – di provare ad avviare un dibattito sul futuro dell’Italia durante una campagna elettorale che rischia di concentrarsi su issues molto specifiche. Calenda e Bentivogli propongono una strategia basata sull’innovazione, che prevede l’accumulazione di capitale materiale e immateriale e lo sviluppo di capitale umano, accanto allo sforzo di dotare l’Italia di infrastrutture di base ed energetiche adeguate alle esigenze di un Paese avanzato, moderno, capace di competere sullo scenario globale grazie a potenzialità enormi ma tuttora sottoutilizzate.
Nel corso della legislatura che si va esaurendo l’Italia è stata messa in sicurezza: la ripresa economica si è rafforzata e il ritmo di crescita ha raggiunto quello di altri Paesi europei, il rapporto debito-Pil si è stabilizzato e nel 2015 ha fatto registrare una flessione per la prima volta dopo sette anni di crescita ininterrotta, il rapporto deficit-Pil è in costante contrazione contribuendo alla credibilità internazionale che si traduce in minore spesa per interessi. Il lascito di questa legislatura in campo economico non si ferma qui, perché in quattro anni sono state avviate riforme che avranno effetti crescenti nel tempo e realizzati interventi strutturali grazie ai quali settori cruciali come quello del credito e della finanza hanno voltato pagina.
È una buona base di partenza. In transizione verso la prossima legislatura, occorre oggi l’ambizione di lanciare una vera e propria “fase 2” della politica economica. Per lasciarci definitivamente alle spalle i vincoli del “sentiero stretto” evocato da Calenda e Bentivogli, abbiamo bisogno di accelerare nella crescita, senza illudere i cittadini italiani che esistano scorciatoie. Serve una politica industriale che – oltre al pur necessario lavoro sulle crisi – si assuma la missione di trainare il Paese verso il futuro.
Negli ultimi anni è accaduto qualcosa di nuovo: la sinergia tra una politica di bilancio attenta alla composizione delle voci di entrata e di spesa oltre che ai saldi e una politica industriale capace di individuare una direzione cui tendere ha tracciato un solco. In questo solco le imprese hanno ripreso - finalmente - a investire, facendo leva sulle risorse pubbliche destinate a innovazione, ricerca e sviluppo. Nei prossimi anni, a partire dai prossimi mesi, le imprese dovranno impegnarsi a investire su se stesse e la propria competitività. Il sistema politico-istituzionale deve creare le condizioni perché si possa sviluppare una strategia industriale capace di contribuire alla modernizzazione e alla competitività dell’Italia, cogliendo tutte le opportunità di creare nuova e buona occupazione.
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