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Più fondi all’istruzione per migliorare il capitale umano

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Più fondi all’istruzione per migliorare il capitale umano

Perché nessuno mai ragiona sul fatto che gli uomini pensano e agiscono come vogliono? Che, in un mondo globalizzato, le previsioni per essere realistiche dovrebbero essere fatte a livello mondiale e non locale? Che l’adozione dei rimedi per intervenire è una decisione politica? C’è l’inquinamento globale, ma gli Usa non vogliono intervenire. C’è una disuguaglianza spaventosa nei redditi, ma nessuno vuole intervenire. C’è un progresso tecnico che porterà una disoccupazione spaventosa, ma nessuno prende provvedimenti. L’unica cosa che vorrebbero tutti sarebbe una soluzione che risolvesse i problemi senza danneggiare nessuno, come fece Keynes. Lo Stato stampava moneta e rilanciava l’economia senza danni eccessivi. Perciò, la soluzione ai problemi attuali è politica: trovare una nuova teoria che risolva, per quanto basta, i nodi, senza provocare danni. E per quanto riguarda i modelli previsionali, non ci vengano a raccontare barzellette. Nessuno è in grado di fare previsioni attendibili. Da anni si prevede un crollo disastroso di Wall Street, ma ancora non si è realizzato. I modelli possono servire solo a breve termine. Per i grandi cambiamenti, la decisione è fondamentalmente politica.

Mario Sonnino

Caro Sonnino,

«le previsioni sono sempre difficili, specie quando riguardano il futuro», disse qualche bello spirito. E tanto più sono difficili oggi, quando gli ultimi anni hanno visto una grande e imprevista crisi seguita da nuove forme di intervento pubblico (l’espansione quantitativa della moneta – Qe – messa in opera dalle Banche centrali): siamo in una terra incognita, per l’economia come fatto e l’economia come scienza.

Per quanto riguarda disuguaglianza e disoccupazione, ho due osservazioni. L’aumento delle diseguaglianza ha ragioni strutturali (tecnologia e globalizzazione, che hanno permesso ai redditi di capitale di appropriarsi di maggiori fette del valore aggiunto) e ragioni episodiche (la Grande recessione, che ha colpito tutti, ma forse maggiormente gli indifesi). La ripresa in corso dovrebbe compensare le “ragioni episodiche”. Per quelle strutturali i rimedi sono a più lunga scadenza. Più risorse a istruzione e formazione per migliorare il capitale umano, assetti negoziali e istituzionali per allargare la fruizione dei redditi di capitale (partecipazione agli utili, risparmio previdenziale...), e, non ultimo, misure come quella intrigante di recente avanzata da economisti americani: dato che i dati (Big Data) sono la materia prima dell’economia del XXI secolo, e sono estratti gratis dal nostro quotidiano agire digitale, perché non farsi pagare per queste utili somministrazioni che vanno a beneficio delle grandi società digitali?

Per la disoccupazione, è vero, i progressi dell’intelligenza artificiale (AI) fanno temere un massiccio rimpiazzo di umani con robot. Ma la storia insegna a diffidare degli effetti delle macchine sulla disoccupazione. È certamente strano che i Paesi più avanzati tecnologicamente, e in cui questi effetti dovrebbero essere già visibili, hanno invece tassi di disoccupazione incredibilmente bassi, a livello di piena occupazione: Usa, 4,1%; Germania, 3,6%: Giappone, 2,8%.

fgalimberti@yahoo.com

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