La notizia di un accordo a tre Amazon, Berkshire Hathaway e Jp Morgan per creare una società no profit attiva nella sanità è di quelle potenzialmente epocali.
Questo perché non nasce solamente allo scopo di ridurre i costi e migliorare i servizi sanitari dedicati ai propri dipendenti statunitensi, grazie a nuove soluzioni tecnologiche. L’accordo segna soprattutto l’ingresso del colosso di Seattle nel campo della sanità, uno dei cardini più sensibili del modello di sviluppo occidentale. Si sa che negli ultimi anni i budget sanitari negli Stati Uniti sono cresciuti vertiginosamente, facendo lievitare i costi delle assicurazioni che le aziende garantiscono ai loro dipendenti. La forza delle grandi piattaforme stile Amazon è quindi quella di aggredire settori maturi e finanziariamente in sofferenza piegandoli alla logica darwiniana dell’economia digitale.
Solo che questa volta la disruption non mette nel mirino i libri o il commercio elettronico bensì, in una specie di viaggio a ritroso dal digitale all’economia reale, il cuore stesso delle vecchie industry del novecento. Grazie al dominio tecnologico, capacità finanziaria inarrivabile, algoritmi sofisticati e, a cascata, il controllo dei dati di tutti noi, il petrolio del terzo millennio.
Non solo. L’ingresso di queste piattaforme in settori pur diversi come la sanità o la grande distribuzione, l’automotive o le tlc, disegna traiettorie inedite e dai molteplici effetti, a fianco di innegabili benefici per moltissimi consumatori. Il primo, più evidente, è l’impatto sul settore degli assicurativi che si trovano in casa un concorrente fortissimo (ieri sia UnitedHealth che CVS Health sono crollati in borsa). Il secondo è legato a come potrebbe cambiare il modello di welfare state almeno per come lo abbiamo conosciuto negli ultimi decenni. Il terzo alla pressione sui salari che piattaforme ad elevato tasso di automazione sono in grado di iniettare nelle nostre società. Il quarto effetto, infine, alle preoccupazioni monopolistico-regolatorie di un’economia che va rimodellandosi intorno a pochi colossi apolidi e onnivori. Il che pone una grande questione di democrazia economica e, in ultima analisi, di libertà di scelta delle persone. Tanto che cominciano ad alzarsi voci autorevoli che chiedono interventi antitrust per limitare la presa sistemica di questi colossi. Che sia arrivato il tempo di un nuovo Sherman Act?
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