Gentile Cerretelli,
dire che non c’è pace sotto gli ulivi è un eufemismo! Ci mancavano le dichiarazioni di Jean-Claude Juncker, come se non fosse noto da tempo che uno dei problemi italiani è stato sempre la governabilità, siamo un popolo figlio dei comuni, sempre gelosi delle nostre autonomie, e purtroppo pronti ad allearci con la potenza di turno per sconfiggere il proprio vicino, ma questa è la nostra storia. Juncker dovrebbe sapere che l’Italia è uno dei sei Paesi che hanno voluto la Comunità economica europea: proprio a gennaio di 60 anni fa entrò in vigore il trattato. La storia certifica che politicamente non siamo degli sprovveduti, se non ricordo male la stessa Germania deve ringraziare l’Italia per averne favorito l’ingresso. Non sottovaluto le capacità di comprendere i problemi politici da parte di Junker. Però quello che infastidisce è che mentre il problema politico in Germania è ancora ben presente, per Juncker non esiste, per l’Italia c’è la dichiarazione di possibile governo non operativo. In seguito lo stesso Juncker ha detto di essere stato frainteso, ma verificando il suo curriculum, primo ministro in Lussemburgo per quasi venti anni, presidente della Commissione europea da fine 2014, mi sembra strano che non si sia fatto capire! Appare forte comunque il pregiudizio dell’Europa nei confronti dell’Italia, non ci resta che lavorare per annullarlo, ma come spesso lei stessa fa notare, in gran parte la colpa è nostra, non facciamo mai quadrato e per motivi di opportunità non si esita a prendere decisioni anche errate. Speriamo che il buonsenso abbia la possibilità di emergere.
Marco Nagni
Falconara Marittima (AN)
Quella di Jean-Claude Juncker è stata una gaffe gravissima non solo per il giudizio, quanto meno gratuito e precipitoso, sul governo non operativo nel dopo elezioni ma anche e soprattutto per la previsione di un attacco dei mercati a metà mese, che detta da presidente della Commissione Ue, istituzione teoricamente super partes, suona come una sorta di invito a delinquere, a destabilizzare l’eurozona. Non a caso è seguita l’immediata e ripetuta ritrattazione. Resta che in Europa c’è forte preoccupazione per l’evoluzione politica dell’Italia per le solite e ben note ragioni: iperdebito e prospettiva di un aumento dei tassi di interesse, ritardi nelle riforme e nella modernizzazione del Paese, non a caso ultimo per crescita economica quando finalmente la ripresa tira dovunque nell’eurozona.
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