Cara Cerretelli,
calmi e ragioniamo: il voto ha espresso una forte ostilità ai temi legati all’Europa, considerata troppo lontana.
È vero, purtroppo, perché lo slancio iniziale che ha consentito di costruire un’Europa unita (almeno sulla carta) si è affievolito, strangolato dalla burocrazia che passa il tempo a stabilire regole sulla lunghezza delle zucchine, sul diametro delle cozze e sulla percentuale di cacao nel cioccolato anziché mettere mano a una struttura unitaria nei campi che contano.
E quello che conta è avere una politica estera unica, un sistema fiscale unico, una legislazione del lavoro unica, un sistema pensionistico unico.
In vent’anni si è unificata una cosa sola: la moneta e il mercato finanziario (ma le norme sulle banche sono ancor oggi diverse). Ci vuole un colpo d’ala, che rimetta al centro gli interessi dei cittadini, per farli sentire veramente europei, e non numeri soggetti alle bizze e ai capricci di oscuri funzionari di Bruxelles.
Gianluigi De Marchi
Caro De Marchi,
per fare più Europa e per farla diversa, ci vogliono le condizioni obiettive e la comune volontà politica. Le une e l’altra sono tutte da verificare. Non solo in Italia, ma più o meno dovunque nell’Unione europea si avvertono più spinte nazionalistiche che europeistiche, a livelli di pubbliche opinioni e di conseguenza dei governi.
L’Europa ha fatto molto più della moneta unica e di un mercato quasi integrato, ma erano altri tempi, altri leader, altri partner.
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