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L’impianto del patto di stabilità impone diritti e doveri a tutti

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L’impianto del patto di stabilità impone diritti e doveri a tutti

Dalle parti della Ue pare non abbiano capito molto in merito ai risultati delle recenti elezioni. Così come dimostreranno altrettanta miopia quando prenderanno in considerazione i risultati delle elezioni ungheresi e le bolleranno come un voto populista. Le uniche preoccupazioni legate al post voto riguardano i conti pubblici. Non le condizioni di chi ha votato, non la disoccupazione, non la povertà che continua ad aumentare. I burocrati di Bruxelles si occupano solo delle varie manovre correttive, del fatto che il Def (ovvero il Dovete essere fregati) venga approvato. Poco importa se a farlo sarà un governo ormai dimissionario e che gli italiani hanno bocciato insieme alla ex maggioranza che lo sosteneva, delegittimando la politica del rigore, imposta da governi tecnici caldamente consigliati da chi non aveva alcun diritto di interferire con le vicende italiane. Chi invece continua a giocare al risiko delle alleanze fa finta di non interessarsi a tutto questo. Fatte le dovute eccezioni, coloro che promettevano cambiamenti radicali non alzano la voce. Eppure non ci andrebbe molto a rispondere ai vari Katainen di turno che i conti pubblici sono pertinenza di chi è stato votato e che se ne occuperà conformemente solo ai contenuti dei programmi che sono stati presentati e approvati dagli elettori. In altre parole, dai nuovi eletti all’unisono deve partire un solo messaggio a Bruxelles: non disturbate, sappiamo badare a noi stessi.
Piero Sositivo

Caro Sositivo,
il patto di stabilità e i vari impegni per rispettarne le regole, che vengono negoziati ogni anno dai vari Governi dell’Eurozona, sono in carico ai singoli Paesi e non ai Governi che dovunque vanno e vengono. Questo non toglie che possano poi essere modificati e ritoccati alla luce delle circostanze che cambiano. Però non possono essere sconfessati: quando l’Italia decise di entrare nell’euro sapeva che la scelta comportava onori ed oneri, diritti e doveri e sapeva che la scelta era irreversibile. Nel tempo e anche alla luce degli errori compiuti per eccesso di rigore, le regole sono diventate più flessibili ma l’impianto del patto di stabilità resta. Per cambiarlo ci vuole un voto unanime di tutti gli aderenti .

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