Commenti

Stranieri e risparmio: rimesse in calo a 5 miliardi dai 7,8 del 2011

  • Abbonati
  • Accedi
I CONTI DEGLI IMMIGRATI

Stranieri e risparmio: rimesse in calo a 5 miliardi dai 7,8 del 2011

(Afp)
(Afp)

Dove sono finite le rimesse degli immigrati, quasi sempre un salvagente per i parenti rimasti nei paesi d’origine? Lo scorso anno sono stati inviati poco più di 5 miliardi di euro, pari a tre decimi di punto di Pil. Un importo rilevante, ma ben lontano dai 7,8 miliardi, ovvero quasi mezzo punto di Pil, registrati nel 2011, quando venne segnato il record nel nuovo millennio. All’appello mancano oggi 2,7 miliardi.

A fare la differenza è soprattutto una etnia, quella cinese, che in soli sette anni ha ridotto a una frazione quasi infinitesimale il valore delle somme inviate. Nel 2012 erano stati inviati in Cina ben 2,7 miliardi diventati solo 136 milioni nel 2017. In termini assoluti, nell’arco dei sette anni, su 15 paesi di destinazione sono ben 9 le variazioni in campo negativo che diventano sei nel confronto tra il 2017 e l’anno precedente.

È quanto emerge da una analisi realizzata dalla Fondazione Leone Moressa su dati della Banca d’Italia, incrociando i valori con la popolazione residente.

La comunità che ha inviato la quota maggiore di risparmi, circa 708 milioni di euro (-10% sul 2016), è quella rumena. Precede quelle del Bangladesh (532,7 milioni, +8,3%), delle Filippine (325,6 milioni, -4%) e del Senegal (309 milioni, +9,5 per cento). Seguono le altre nazionalità. Per trovare quella cinese bisogna scendere, con 136,5 milioni (-43%), fino alla undicesima posizione. Insomma ,quello che fino a pochi anni fa era un fiume di liquidità diretto a Pechino oggi si è ridotto a un rigagnolo.

«La situazione attuale delle rimesse, pur mantenendosi attorno ai 5 miliardi di euro, varia molto a seconda della nazionalità - segnala Enrico Di Pasquale, ricercatore della Fondazione Leone Moressa -. Per le comunità molto numerose e presenti da molti anni, come, per esempio, quelle della Romania e del Marocco, il calo delle rimesse è probabilmente un segnale di integrazione: si allentano i legami con il Paese d’origine e si stabilizza la presenza in Italia». I motivi sono i più disparati come, per esempio, la moglie e i figli che si ricongiungono al marito o i genitori che vengono a mancare. Si allentano così i legami e calano le somme inviate.

IL DENARO IN RIENTRO DALL’ITALIA
(Fonte: elaborazioni Fondazione Leone Moressa su dati Banca d'Italia)

Più difficile indagare sul fenomeno cinese, che segue un trend anomalo come evidenziano gli esperti della Fondazione Moressa. La conferma arriva dal costante aumento della popolazione cinese che nel 2017 conta 282mila residenti regolari contro i 197mila del 2012. Cresce anche il numero degli imprenditori: 71mila lo scorso anno contro i 30mila del 2005. Una comunità che si dà molto da fare, come testimoniano il tasso di occupazione al 72,5%o la quota di inattivi al 24,5%, mentre i disoccupati sono sono al 4 per cento. Valori nettamente al di sopra della media nazionale degli immigrati. «In questo caso il calo delle rimesse non è giustificato dagli indicatori economici, che rimangono positivi - rimarca Di Pasquale -. Questo trend può dipendere da fattori esterni, come l’aumento dei controlli sulle transazioni finanziarie».

Il grande impiego di contante fatto all’interno delle varie Chinatown si riflette nelle varie operazioni della Guardia di Finanza, come nel caso della «Financial economic control» effettuata a Prato lo scorso 18 e 19 aprile. Qui sono stati impiegati i “cash dog” addestrati a trovare le tracce di banconote e i cui riscontri hanno dato il via ad ispezioni antiriciclaggio. In questo scenario ecco il probabile maggiore ricorso ai “money mule” che imbottiti di banconote trasferiscono nel paese d’origine il denaro raccolto nella comunità. Lo scorso novembre le polizie di 26 Paesi hanno smantellato un network planetario, arrestando 159 persone, identificando 766 spalloni e 59 organizzatori. In questa occasione sono venute alla luce oltre 1.700 transazioni “opache” per un valore complessivo di 31 milioni di euro.

© Riproduzione riservata