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Denuclearizzazione sì, ma per tutti

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scenari globali

Denuclearizzazione sì, ma per tutti

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Esistono due tipi di politica estera: una basata sul principio della “legge del più forte” e una basata sullo stato di diritto internazionale. Gli Stati Uniti vogliono seguire entrambi i criteri: ritenere gli altri Paesi responsabili di fronte al diritto internazionale, e allo stesso tempo non tenerne conto. E per nessun altra questione questo è così vero come per quella delle armi nucleari.

L’approccio americano è destinato a fallire. Come proclamò Gesù, «chi di spada ferisce, di spada perisce». Piuttosto che morire, è tempo di considerare che tutti i Paesi, compresi gli Stati Uniti e le altre potenze nucleari, devono rispettare le norme internazionali circa la non proliferazione.

Gli Stati Uniti chiedono alla Corea del Nord di aderire alle disposizioni del Trattato di non proliferazione nucleare (Npt), e su questa base hanno incoraggiato il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a imporre sanzioni alla Corea del Nord per indurla a perseguire la denuclearizzazione. Allo stesso modo, Israele richiede sanzioni e persino la guerra contro l’Iran per impedire al Paese di sviluppare armi nucleari in violazione del Tnp. Eppure gli Stati Uniti violano sfacciatamente il Tnp, e Israele fa peggio: si è rifiutato di firmare il trattato e ha rivendicato il diritto a un enorme arsenale nucleare, acquisito mediante sotterfugi, che fino a oggi rifiuta di riconoscere.

Il Trattato di non proliferazione nucleare è stato firmato nel 1968, con l’adesione dei firmatari a tre princìpi chiave. In primo luogo, gli stati dotati di armi nucleari si impegnano a non trasferire armi nucleari o a non fornire assistenza alla loro fabbricazione o acquisizione da parte di stati non nucleari, e gli stati non nucleari si impegnano a non ricevere o sviluppare armi nucleari. Secondo, tutti i Paesi hanno il diritto all’uso pacifico dell’energia nucleare. Terzo, e fondamentale, tutte le parti del trattato, comprese le potenze nucleari, accettano di negoziare il disarmo nucleare – nonché generale. Secondo quanto recita l’articolo VI del Tnp: «Ciascuna parte del Trattato si impegna a perseguire in buona fede trattative su misure efficaci per una prossima cessazione della corsa agli armamenti nucleari e per il disarmo nucleare, come pure per un trattato sul disarmo generale e completo sotto stretto ed efficace controllo internazionale».

Lo scopo principale del Tnp è di invertire la corsa agli armamenti nucleari, non di perpetuare il monopolio nucleare di alcuni Paesi. Ancora meno di perpetuare il monopolio regionale dei Paesi che non hanno firmato il trattato, come Israele, che ora sembra credere di potersi sottrarre ai negoziati con i palestinesi grazie alla sua schiacciante potenza militare. È la tipica arroganza autodistruttiva provocata dalle armi nucleari.

La maggior parte della comunità internazionale – con la rilevante eccezione delle attuali potenze nucleari e dei loro alleati militari – ha ribadito la richiesta di disarmo nucleare adottando nel 2017 il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari. Il trattato chiede a ciascuno stato dotato di armi nucleari di cooperare «al fine di verificare l’eliminazione irreversibile del suo programma sulle armi nucleari». A fronte di 122 Paesi che hanno votato a favore, uno ha votato contro, uno si è astenuto e 69, comprese le potenze nucleari e i membri della Nato, non hanno votato. A partire dalla scorsa settimana, 58 Paesi hanno firmato il trattato e otto lo hanno ratificato.

Gli Stati Uniti chiedono che la Corea del Nord rispetti gli obblighi del Tnp e si denuclearizzi, e il Consiglio di sicurezza è d’accordo. Eppure la sfacciataggine con cui gli Stati Uniti chiedono non una reale denuclearizzazione, ma piuttosto il proprio predominio nucleare, è stupefacente. La Nuclear posture review dell’Amministrazione Trump, pubblicato a febbraio, richiede una massiccia modernizzazione dell’arsenale nucleare statunitense, limitandosi a mere dichiarazioni di intenti circa i propri obblighi nei confronti del trattato Npt.

«Il nostro impegno per gli obiettivi del Trattato sulla non proliferazione delle armi nucleari (Npt) rimane forte. Tuttavia, dobbiamo riconoscere che nel breve periodo l’attuale contesto rende estremamente difficile ulteriori progressi verso la riduzione delle armi nucleari... Questo rapporto si fonda su una verità fondamentale: le armi nucleari hanno e continueranno a svolgere un ruolo fondamentale nel dissuadere attacchi nucleari, e nel prevenire guerre convenzionali a grande scala tra stati dotati di armi nucleari per il prossimo futuro».

In breve, gli Stati Uniti chiedono che solo gli altri Paesi si denuclearizzino. La propria denuclearizzazione sarebbe «difficile» e violerebbe la «verità fondamentale» che le armi nucleari servono ai bisogni militari degli Stati Uniti.

A parte il mancato rispetto da parte dell’America dei suoi obblighi di Npt, un altro enorme problema è che i bisogni militari statunitensi non riguardano realmente la deterrenza. Gli Stati Uniti sono di gran lunga la principale entità bellica al mondo, che combatte «guerre per scelta» in Medio Oriente, in Africa e altrove. Le sue forze armate si sono ripetutamente impegnate in tentativi di sostituzioni di regimi nel corso degli ultimi cinquant’anni, totalmente in violazione del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite, comprese le due recenti operazioni per rovesciare leader (Saddam Hussein in Iraq e Muammar Gheddafi in Libia) che pure avevano aderito alle richieste statunitensi di porre fine ai loro programmi nucleari.

Possiamo dire così: il potere corrompe, e il nucleare crea l’illusione di onnipotenza. Le potenze nucleari si comportano in modo arrogante e dispotico, invece di negoziare. Alcune rovesciano i governi di altri Paesi a loro piacimento, o almeno mirano a farlo. Gli Stati Uniti e gli alleati nucleari hanno ripetutamente arrogato a se stessi il diritto di ignorare il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e lo stato di diritto internazionale, come dimostrano gli attacchi Nato illegali contro il regime di Gheddafi in Libia e le incursioni militari illegali da parte di Stati Uniti, Israele, Regno Unito e Francia in Siria nel tentativo di indebolire o rovesciare Bashar al-Assad.

Spingiamo quindi, certamente, per una denuclearizzazione rapida e di successo della Corea del Nord; ma cerchiamo anche, con uguale urgenza, di affrontare l’arsenale nucleare degli Stati Uniti e di altri Paesi. Il mondo non vive sotto una Pax Americana. Sta vivendo nel terrore, con milioni di persone spinte nel vortice di guerre dalla sfrenata e folle macchina militare americana, e con miliardi che vivono all’ombra dell’annientamento nucleare.

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