Tra un colpo di scena e l’altro c’è il fondato rischio che sia il teatro a crollare su se stesso. In questa strana crisi a più teste (politica e istituzionale in un’Europa a sua volta in affanno e dove la Spagna vive un momento difficilissimo) l’Italia pare aver smarrito l’intelligenza delle soluzioni a problemi gravi e complessi, che tante volte si sono pure affacciati minacciosi nella sua storia.
Ecco, l’impressione è che questa volta, per l’accavallarsi di errori strategici, incompetenza, personalismi esasperati e visioni tanto corte quanto imbarazzanti, si proceda a tentoni. E rasoterra, non riuscendo ad alzare lo sguardo non diciamo al cielo, ma neanche ai piani bassi della realtà. Quella di un Paese in ripresa e forte di un sistema d’impresa che s’arrampica con successo su tutti i mercati del mondo ma che non riesce a fare i conti con i suoi problemi, scambiando spesso le cause con gli effetti. Il tutto in una campagna elettorale permanente, disinvolta al punto di trattare l’adesione all’euro come un’appartenenza volatile: ora sì, ora no, domani forse, dopodomani può darsi ma non è detto.
Qualcuno può ragionevolmente lamentarsi se poi lo spread vola, la Borsa tracolla, i capitali si disimpegnano dall’Italia? L’analisi del governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nel giorno in cui sarebbe dovuto nascere il Governo Cottarelli (oggi avrà più fortuna? Voteremo di nuovo a luglio inoltrato? Rispunta l’ipotesi di un governo Lega-5Stelle ma senza Paolo Savona e con alla guida Matteo Salvini o Giancarlo Giorgetti?) è servita a segnare qualche utile punto fermo. Del tipo: preservare la fiducia delle famiglie, delle imprese e degli investitori è condizione necessaria per il proseguimento della crescita; l’enorme debito pubblico è fonte di vulnerabilità per l’economia e non ci sono scorciatoie per abbassarlo; non sono le regole europee il nostro vincolo, è la logica economica; il destino dell’Italia è quello dell’Europa (che va cambiata).
C’è il rischio gravissimo, ha detto Visco, «di disperdere in poco tempo e con poche mosse il bene insostituibile della fiducia. La fiducia nella forza di un Paese, che al di là di meschine e squilibrate valutazioni, è grande sul piano economico e civile». Parole nette, condivisibili e adeguate a questo passaggio che stiamo vivendo.
Alla politica, dai vertici delle istituzioni repubblicane ai partiti, spetta di non perdere la bussola.
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