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La Rete può diventare un fido alleato del mondo del libro

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La Rete può diventare un fido alleato del mondo del libro

Gentile De Biase, e se fosse internet a salvare il libro? La suggestione muove da una facile, ancorché ovvia, constatazione: l’Italia è un paese di lettori, di pagine web però.

A rilevarlo sono gli ultimi rapporti Istat che evidenziano come solo 4 italiani su 10 leggono almeno un libro all’anno per motivi non strettamente scolastici o professionali, mentre il 65% della popolazione dichiara di essersi connessa nell’arco degli ultimi dodici mesi alla rete internet, con una punta del 92% nella fascia d’età 15-24 anni.

Eppure libro e internet non sono strumenti antagonisti di accesso all’informazione; alternativi e collaterali semmai, in un processo di significazione, che denota nell’eterogeneità dei supporti cartacei e interattivo-multimediali modalità di espressione e comunicazione differenti. Come dire, a parità di referenti sono i significati e i relativi significanti a mutare.

Perché allora non ideare una campagna di promozione del libro a uso della rete internet, conformandola alla relativa grammatica comunicativa, testuale, grafica e iconografica? La Biblioteca di Sardegna ci ha provato, in occasione della Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore indetta dall’Unesco lo scorso 23 aprile, lanciando ed esortando alla condivisione via social network, ma anche via WhatsApp, una vignetta di invito alla lettura realizzata per l’occasione da due maestri dell’illustrazione molto apprezzati dal pubblico giovanile ma non solo: i gemelli milanesi del fumetto Dan & Dav. La risposta è stata entusiastica, inattesa nei numeri e nelle forme di adesione; così come nella tipologia di referenti raggiunti, dallo studente all’accademico. Una campagna che, visto l’ottimo consenso, sarà prossimamente rinnovata con nuove tavole.

Un’esperienza che, nell’estemporaneità dell’atto, non serba altra aspettativa che quella di una prima sensibilizzazione sociale e culturale. A ben altre risultanze ambirebbe una iniziativa nazionale di politica culturale che, nell’organicità di una proposta sistemica e sistematica, eleggesse la rete internet a luogo deputato di educazione al libro e alla lettura. Accolta, infatti, l’ormai invalsa articolazione dei lettori in “deboli” (coloro che leggono un massimo di tre libri l’anno) e “forti” (coloro che ne leggono almeno uno al mese), chi si occupa dei lettori “potenziali”, ossia di coloro che vivono un rapporto di noncurante indifferenza nei confronti del libro? Con quale coordinata strategia comunicativa? A fronte di quale analisi del soggetto-lettore e dell’oggetto-libro?

Il problema è che - curioso a dirsi - sono ancora tanti i lettori “potenziali”, e non solo tra i millennials, che, in questa temperie da “bit generation”, riconoscono nel libro un fine, spesso anacronistico, anziché un mezzo, sempre attuale, capace di svelare e rivelare inediti orizzonti di senso, tant’è che una famiglia su dieci non possiede neppure un libro in casa. Il limite consta sovente nel cogliere il fine della lettura nel solo atto funzionale della decodificazione segnica, anziché nell’acquisizione di nuove significanze cognitive, emotive, valoriali (e d’altronde è l’Ocse a ricordarci come la capacità di comprensione e interpretazione testuale, la cosiddetta literacy, sia in Italia ben al di sotto della media europea). Un fraintendimento che si fa sovente alibi causalista: si accede all’informazione da un solo medium nella falsa credenza di una succedaneità dei mezzi. Un equivoco stereotipato perfino in ambito editoriale, dove ancora è incerto, nella prassi non nella teoria, il differente statuto ontologico di due supporti non equipollenti ma alternativi per articolazione e offerta di contenuti come il libro e l’ebook, giacché il digitale non è una pedissequa trasposizione elettronica del cartaceo. E così internet, che non solo non è uno strumento avverso al libro ma ne può essere un fido alleato, alla cui rete aggrapparsi.

Giovanna Santoru

Presidente Biblioteca di Sardegna

Gentile Santoru grazie di questa lettera. Da un lato sottolinea la preoccupante frattura culturale tra le persone che leggono e quelle che non lo fanno. Dall’altro lato suggerisce una ridefinizione delle relazioni tra lettura e supporti. Il sottotesto è che l’accesso a sorgenti culturali di qualità può ancora essere liberatorio. Tutto questo porta a pensare non più alla contrapposizione tra digitale e cartaceo, probabilmente superata, ma alla nuova contrapposizione tra l’editoria focalizzata sul metodo con il quale si garantisce la qualità dell’esperienza culturale dei lettori e quella che cerca solo la loro attenzione per rivenderla su mercati adiacenti.

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