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La difficile «normalizzazione» della Bce

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falchi & colombe

La difficile «normalizzazione» della Bce

La Bce sta per iniziare un rotta di normalizzazione della politica monetaria che dovrà evitare gli scogli di Scilla e Cariddi. Da un lato, i falchi impazienti di tornare a un profilo monetario con meno esuberanza nella liquidità e tassi stabilmente positivi; dall’altro, le colombe riottose a considerare finita la fase straordinaria della azione. Nel mezzo, Draghi dovrà continuare trovare il consenso per proseguire la strategia della prudenza. L’Italia deve augurarsi che ci riesca.

Con il passare dei giorni cresce l'attenzione sulle decisioni e – forse soprattutto – sugli annunci che la Bce offrirà la prossima settimana. L'oggetto è quello della normalizzazione della politica monetaria europea: quali saranno i tempi ed i modi che porteranno alla fine della politica monetaria straordinaria, iniziata con il «qualunque cosa sia necessaria» del luglio 2012, e poi rinforzata per ondate successive almeno fino all'aprile 2017, quando l'orientamento ultra espansivo ha iniziato ad addolcirsi? Sappiamo che la Bce ha un porto in cui approdare: l'inflazione europea deve tornare in maniera stabile ed autosufficiente all'obiettivo del due per cento. Ma è un porto che ad alcuni sembra come quella fata morgana che appariva ai naviganti nello Stretto di Messina, cioè un miraggio che inganna, fino al naufragio. È per questa ragione che la rotta che la Bce sceglierà dovrà guardarsi dalle insidie di Scilla e Cariddi, rappresentate dalle critiche contrapposte di falchi e colombe.Le ragioni delle due opposte fazioni possono essere riassunte chiedendosi quale sequenza deve esserci tra la normalizzazione della politica monetaria e la normalizzazione dell'inflazione.

La politica scelta dalle Bce vede la normalizzazione dell'inflazione precedere la normalizzazione dei tassi: fino a che il target non sarà raggiunto in modo stabile ed autosufficiente, la politica monetaria rimarrà espansiva. La ragione è quella di provare ad influenzare le aspettative di mercati, consumatori ed imprese verso l'alto: sapere che la politica monetaria sarà inflazionistica dovrebbe spingere gli attori economici ad innalzare consumi ed investimenti, nonché i prezzi che ciascuno di essi controlla.La rotta Bce non piace ai falchi.

L'argomento principale è che le aspettative non cresceranno proprio per la ragione per cui la politica monetaria rimane espansiva; tassi bassi mandano il messaggio che la debolezza congiunturale non è finita. Al contrario, una normalizzazione dei tassi darebbe un segnale credibile, spingendo le attese nella giusta direzione. In più, la rotta della Bce sta creando due pericolose bolle. Da un lato, le bolle fiscali, consentendo ai Paesi ad alto debito – come l'Italia – di finanziarsi a condizioni più favorevoli. Dall'altro lato, le bolle finanziarie che gli eccessi di liquidità possono gonfiare sia nei mercati finanziari che in quelli reali – in particolare il settore immobiliare.Ma la rotta della Bce non piace neanche alle colombe. Le colombe continuano a pensare che l'eccezionale espansione monetaria tanto straordinaria non sia stata, visto che il porto dell'inflazione al 2% ancora non si vede. Di più: forse è anche la destinazione sbagliata, in quanto poco ambiziosa, quindi poco convincente per rinvigorire le aspettative.

Occorrerebbe uno shock: una Bce che puntasse ad obiettivi inflazionistici più alti – il quattro – o addirittura che venisse obbligata a farlo, cambiando il suo mandato. Da questo punto di vista, è facile prevedere che nelle prossime settimane il numero delle colombe tenderà a salire, arruolando anche le colombe populiste. Dal punto di vista dell'analisi economica, il populismo si identifica con politiche contraddistinte da due caratteristiche: redistribuzione e miopia, nel senso tecnico del termine: identificare soluzioni di breve periodo, con guadagni immediati e costi posticipati e/o occultati. Inoltre il populismo tende ad entrare in contrasto con le istituzioni indipendenti. Per cui, la normalizzazione della politica monetaria, che verrà gestita da una autorità indipendente come la Bce non sembra destinata ad aumentarne la popolarità tra le colombe. Un segnale lo abbiamo già registrato: il corto circuito cognitivo che ha fatto avanzare sospetti – ancorché brevemente e sporadicamente – sulla natura tecnica di operazioni standard della Bce sui mercati secondari dei titoli di stato.

Tra Scilla e Cariddi, occorre invece augurarsi che la politica monetaria della Bce continui a garantire quello scenario di stabilità monetaria compatibile anche con le necessità di un Paese come il nostro, cioè con crescita anemica ed alto debito. Un sentiero di crescita ordinata è possibile, come ricordato dal governatore Visco nelle sue ultime Considerazioni Finali. A meno di non preferire rotte ad alto rischio scogli.

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